Blocco materno-infantile, strada in salita Intanto si riaccende l’ira delle mamme

Chiesta alla cooperativa la disponibilità di più medici, anche per Urbino. Marchionni e Redaelli: "Non è pensabile rinunciare a quei reparti"

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Resta in salita la strada per la riattivazione al San Salvatore del blocco materno-infantile, ovvero non solo il punto nascita, ma anche la GinecologiaOstetricia e la Pediatria. Servizi fondamentali per tante famiglie, che da oltre due anni – dal marzo 2020 – sono costrette a far riferimento alla città di Fano, dove i reparti sono stati spostati per far fronte all’emergenza Covid, e da cui non hanno più fatto ritorno. E proprio l’idea che la riapertura prevista per il 5 dicembre potrebbe non essere così scontata, ha riacceso le polemiche. Alla notizia di un problema di copertura dei turni per quanto riguarda il reparto di Pediatria, si è scatenato un tam tam dai toni infuocati. "Mi sembra tutto molto ’strano’ – dice Deborah Bardeggia, mamma pesarese che ha fondato su Facebook un nutrito gruppo per il ripristino dei reparti al San Salvatore –. C’è poca trasparenza, ed è una cosa che mi inquieta molto. Hanno smantellato reparti che riguardano la salute dei due terzi della popolazione, ovvero donne e bambini; hanno ripristinato tutto tranne Punto nascita e Pediatria; hanno due reparti nuovissimi che ancora non aprono. Che senso ha tutto questo? Nel frattempo, le pesaresi vanno a partorire a Rimini, e se tuo figlio si sente male bisogna chiamare l’ambulanza, perché è impossibile raggiungere la Pediatria al Santa Croce in meno di mezz’ora, dato che a Fano c’è una strada sola. A chi giova tutto questo?"

Intanto ieri si sono incontrati i provveditori dell’ospedale di Urbino e dell’azienda ospedaliera Marche Nord: sono queste infatti le figure che rappresentano l’interfaccia con il soggetto esterno, ovvero la cooperativa Novamedica di Bologna, che si è aggiudicata la gara. Il problema è che i medici ’a gettone’ messi a disposizione dal privato, sono gli stessi che fino ad oggi hanno coperto i turni all’ospedale di Urbino, dove il processo di esternalizzazione è cominciato ben prima che a Pesaro, e dove i contratti si rinnovano ’in automatico’ di due mesi in due mesi. Non stavolta, però, dal momento che la cooperativa ha partecipato anche al bando dell’azienda ospedaliera, ed è pronta a passare alla ’concorrenza’, dove per altro il gettone è più sostanzioso. Per soddisfare entrambe le necessità, servirebbero più medici: quelli che la cooperativa si è impegnata a reperire, ma l’esito della ricerca non è scontato. Dunque, di fatto, il problema resta aperto.

"Il campanilismo non è mai una buona idea – il commento di Giulia Marchionni, capogruppo Prima c’è Pesaro, e Michele Redaelli, capogruppo Forza Italia (foto in alto) –. Con l’avvento della giunta Acquaroli, il consigliere regionale Baiocchi e l’assessore Saltamartini hanno fin da subito condiviso l’opportunità di prevedere la riapertura del blocco maternoinfantile non soltanto dando voce alle istanze delle famiglie pesaresi, ma anche e soprattutto guardando ai dati. E i dati parlano chiaro: negli scorsi due anni con la chiusura del punto nascita a Pesaro i bambini sono nati a Urbino, a Fano e soprattutto a Rimini. La mobilità passiva ha iniziato a incidere prepotentemente anche in ambito ostetricoginecologico e per questo è del tutto evidente che la decisione della giunta di riaprire il punto nascita a Pesaro ne sia la naturale conseguenza. Pur comprendendo le difficoltà legate alla scarsità del personale non è pensabile che una situazione venutasi a creare in un momento di emergenza diventi strutturale. Il tema non riguarda solo il punto nascita quanto la mancanza di un reparto materno infantile a Pesaro. E più di una volta abbiamo sollecitato la precedente giunta regionale e anche l’attuale nella richiesta di garantire almeno una guardia ostetrica e una guardia pediatrica al San Salvatore. Non è pensabile che l’intera vallata del Foglia con un capoluogo che ha quasi 100.000 abitanti rimanga priva del reparto materno infantile e quindi di ginecologi e pediatri. Se il tema è realizzare un unico punto nascita provinciale, la richiesta è legittima, ma riteniamo che la strategia migliore sia il mantenimento di tre punti nascita, magari prevedendo nella nuova struttura pesarese un reparto materno infantile all’avanguardia e con tutte le specialità emergenziali dedicate ai nascituri. Temi al centro del prossimo piano socio - sanitario. Attendiamo fiduciosi".

Benedetta Iacomucci