I borsellini delle sirene tornano a invadere le spiagge di Pesaro: cosa sono

L'ambientalista Malini spiega la natura delle minuscole capsule che contengono uova di razza. Dopo le ultime mareggiate, sono apparse in numero assai maggiore rispetto alla media del periodo

Roberto Malini intervistato sui borsellini delle sirene, minuscole uova di razza

Roberto Malini intervistato sui borsellini delle sirene, minuscole uova di razza

Pesaro, 15 marzo 2023 - Le spiagge di Ponente, Levante e Baia Flaminia a Pesaro sono state invase da decine di “’borsellini delle sirene”, le uova di razza ovali e scure, fornite di protuberanze a forma di corna (fotogallery). E’ un fenomeno meno notato dell’arrivo delle rondini, ma certamente indicativo di una fase della natura e dell’avvicinarsi della bella stagione. A testimoniarlo sono due amanti del mare, i pesaresi Roberto Malini e Fabio Patronelli. Quest’ultimo autore delle belle immagini che pubblichiamo, fatte all’altezza dei Bagni Enrico, nella spiaggia di Ponente e altre poco distante. "Lo spiaggiamento delle uova di razza è un segno di vitalità nel mare Adriatico - racconta Malini - anche se purtroppo, abbiamo l’impressione che sia diminuito rispetto a qualche anno fa, minacciato da inquinamento e ripascimento delle spiagge“.  

Di cosa si tratta? Il borsellino della sirena è il nome popolare dato alle sacche che custodiscono le uova di alcune specie di squali e di razze. Perché pensate che il fenomeno si è ridotto rispetto al passato? “La nostra impressione, relativa alle spiagge pesaresi, nasce sia dallo studio che dall’osservazione diretta. Tutti i giorni copriamo a piedi lo stesso tratto di spiaggia. Abbiamo notato che il fenomeno si è fortemente ridotto. Alcuni anni fa si vedevano queste uova a due metri di distanza l’una dall’altra, in piccoli gruppi. Quest’anno, il fenomeno è più diradato”.  

Avete numeri e dati di riferimento? "Sì, certo, le ricerche, fra cui quella, importante, di MedReAct, rivelano una diminuzione intorno al 40%. Siamo co-fondatori di un gruppo internazionale, EveryOne Group, organizzazione umanitaria e per l’ambiente che ha sede a Pesaro. L’associazione ha allertato le autorità nazionali e l’Unione europea affinché assumano misure urgenti per proteggere il nostro mare Adriatico e la sua ricca biodiversità. Del resto ciò non è in contrasto con quanto sottolineato nel report 2019 del Wwf intitolata “Squali in crisi nel Mediterraneo”.  

In che senso? "Gli squali e le razze fanno parte della classe dei condroitti. Secondo una valutazione effettuata dall’IUCN nel 2007, il 43% dei condroitti è minacciato. Nonostante gli avvertimenti e gli sforzi di gestione, l’ultimo report di valutazione, pubblicato quasi 10 anni dopo, non mostra miglioramenti significativi per le specie prese in considerazione, mentre la situazione è peggiorata di almeno una categoria della Lista Rossa per 11 specie”.  

Quali sono le maggiori minacce? "Le attività di estrazione e trivellazione producono un fortissimo impatto sul fondo marino, degradando e distruggendo gli habitat da cui dipendono le popolazioni di squali. Il problema è ulteriormente esacerbato dal rischio di fuoriuscite di petrolio. Il report 2018 del WWF “Mediterraneo in trappola“ spiega come la plastica abbia reso il Mediterraneo uno dei mari più inquinati al mondo. E’ plausibile pensare che la quantità di uova spiaggiate possa essere diminuita a causa dell’inquinamento prodotto dalle attività umane. La precauzione che ognuno di noi potrebbe fare è quella di evitare di disturbare lo spiaggiamento, quando si trova davanti, ai borsellini di razza. Anche perché...”  

Anche perché? "E’ bene che le persone non le spostino. Il mare le porta. Possono stare all’asciutto anche una giornata intera. E quando la risacca del mare le riprende sono ancora vive e la razza può nascere. Invece c’è chi le prende per scarti e quindi ci gioca. Invito a non rimuoverle. Durante la bella stagione avremo la riproduzione delle razze ed entro pochi mesi la nascita dei piccoli”. Secondo Malini rispetto alla prima apparizione sulle spiagge di qualche settimana fa, ieri, 14 marzo 2023, dopo un’altra mareggiata, le uova sono apparse in numero assai maggiore e in alcuni punti, a gruppi. “Le uova rilevate sono di razza chiodata (raja clavata), una specie tipica dei fondali bassi e sabbiosi. Ogni sacca può contenere al massimo un uovo, che diventa un embrione, il quale dopo circa sei mesi esce dall’involucro nella forma di una piccola razza. Il mare è pulito e le plastiche sono in diminuzione (da parte di EveryOne Group conduciamo da anni un’azione ambientalista, caratterizzata da appelli contro l’uso di plastiche e polistirolo nell’itticoltura). Si può dire quindi che dopo la prima osservazione diretta che mostrava un calo delle uova spiaggiate rispetto al periodo di inizio marzo degli ultimi anni, si sta verificando il fenomeno opposto”.