Brillano tortelli con ricotta e limone nel colle dell’infinito di Girolomoni

Ultimi tramonti all’aperto nella locanda fondata da Gino tra piatti straordinari cucinati con talento da Andrea Mei.

Brillano tortelli con ricotta e limone nel colle dell’infinito di Girolomoni

Andrea Mei con l’infinito alle sue spalle e i piatti in primo piano

Il calice sta lì, immobile, sulla tavola che si affaccia sul colle dell’infinito che Gino Girolomoni ha disegnato con la sua fervida fantasia, quel giorno di oltre mezzo secolo fa che aveva deciso di diventare eremita della terra e profeta dei contadini, portando sua moglie incinta ad abitare con lui in un convento diroccato, a Montebello, per inventare il biologico e ridare dignità a chi lavora la terra. A un certo punto, l’altra sera, è sembrato apparire, con le vacche arrancare con l’aratro tra le zolle, ma è stato solo un miraggio. Gino non c’è più. C’è la sua terra però, la valle sterminata e infinita che dalla locanda Girolomoni si apre fino al regno dei Malatesta, giù, lontano, molto lontano. Perché questa non è la grassa Romagna, ma un capriccio di Marche dure e armoniose, essenziali e intime, pudiche, silenziose, buone anche da mangiare. Qui, nella sua locanda, si può bere il tramonto e l’infinito sogno di Gino, accanto a piatti cucina un altro uomo della memoria, molto più giovane del fondatore della cooperativa del biologico più antica d’Italia: Andrea Mei, l’ultimo degli allievi di Teresa Lani, una delle dieci cuoche d’Italia secondo Gino Veronelli, con cui ha lavorato ai tempi dell’hotel Principe a Pesaro. Uno dei ragazzi di Otello Renzi, che dirigeva quel bastimento bianco in viale Trieste ora inghiottito dal tempo, dove Andrea Mei guardava la maestra Teresa adoperare le mani con naturalezza inquietante.

Andrea deve avere appreso da lei l’arte di trattare la materia prima, perché quello che arriva in tavola all’osteria Girolomoni di Isola del Piano è di altissimo livello. Sono piatti che volano, la cui materia sazia la memoria, saturandola di emozioni da masticare silenziosamente, davanti al tramonto, finché c’è tempo: poco, perché presto l’inverno ricaccerà gli avventori all’interno, e fuori resteranno solo sembianze di fresche cene estive, scheletri di sedie e tavolini. I piatti di Mei, dunque, tutti molto buoni: macedonia di pomodori, mozzarella di bufala, basilico e pane fritto; crostone di pane semintegrale, schiacciata di patate e rosmarino, scamorza affumicata e prosciutto crudo; tortelli di ricotta e limone, sugo con i tre pomodori, pesto di basilico e cacio ricotta (superbi) e lo spaghettone Girolomoni alla “CarboNera”. Tra i secondi il pollo cotto a bassa temperatura, la tagliata di manzo, le costine di maiale e la squisita parmigiana di melanzane.

Davide Eusebi