Vaccini, intervista a Roberto Burioni. "Il mio obiettivo è salvare bambini"

Il medico pesarese è autore del libro 'Il vaccino non è un'opinione'. Fa discutere la sua recente affermazione: "La scienza non è democratica"

Il professor Roberto Burioni

Il professor Roberto Burioni

Pesaro, 8 gennaio 2017 - E’ diventato un personaggio per la sua battaglia a favore dei vaccini. Ma negli ultimi giorni il professor Roberto Burioni, originario di Fermignano, professore di microbiologia e virologia all’Università San Raffaele di Milano (e autore del libro ’Il vaccino non è un’opinione’ - Mondadori), ha acquistato ulteriore notorietà per la frase «la scienza non è democratica» con la quale ha motivato la cancellazione dalla sua pagina Facebook di centinaia di commenti che reputava non meritevoli di risposta. Apriti cielo.

E’ scoppiato un dibattito che va avanti da giorni e che il professor Burioni difende con fermezza.

Professore, è sorpreso di queste reazioni?

«Abbastanza -– dice serafico –. Mi sembrava di aver detto una cosa ovvia, ovvero che non basta che una maggioranza di individui dica una sciocchezza per farla diventare verità scientifica. Altro concetto banale è che, per parlare di un argomento, bisognerebbe conoscerlo. Ma su internet questa idea si è completamente persa perchè tutti parlano di tutto».

Si riferisce alla frase sulla meningite?

«Esattamente. Attribuire il contagio ai profughi che approdano sulle nostre coste è una bugia pericolosa che può generare discriminazione. Appena l’ho scritto la mia pagina Facebook si è riempita di insulti, di rimandi a siti non affidabili che fraintendevano i lavori dell’Oms. Non potendo rispondere a tutti, sono stato costretto a cancellare i post».

Il fatto di avere un atteggiamento drastico in un canale in cui si cerca soprattutto il consenso l’ha fatta diventare un personaggio. Come lo spiega?

«Forse, dicendo che deve parlare solo chi se ne intende, ho detto una cosa vera. Del resto, non ho motivo di dire il contrario. Non uso Facebook per raggiungere qualcosa ma semplicemente per dare un servizio».

Anche lei è arrivato alla conclusione, come diceva Umberto Eco, che i social media hanno dato voce a milioni di imbecilli?

«È così. Chi è intelligente parla di argomenti che conosce, molti altri parlano a vanvera. I social mettono tutti sullo stesso piano. Oggi una persona ha scritto che sono un alieno. Mi dica lei come posso ribattere ad una frase simile».

Le piace l’idea della verifica delle cosiddette ‘fake news’?

«Non la conosco, ma ritengo che la rete debba essere totalmente libera, come io stesso devo poter essere libero di cancellare i commenti che vanificano questo mio lavoro».

Dica la verità, comincia ad essere un po’ stanco dell’attenzione sulle sue parole?

«Sinceramente non pensavo di essere così rilevante. Spero solo che con questa mia attività sia stato vaccinato qualche bambino in più, e qualche bambino in meno si sia ammalato. Se così è stato , il mio tempo non è stato sprecato»

 

si.spa.