Burocrazia pazza a Pesaro. "Per i 7 centesimi mandi la fattura"

Nuovo caso dopo il mazzo di fiori. Falegname costretto dal Comune a spendere 25 euro di pratica

Ermes Valentini e la fattura da 7 centesimi inviata  al Comune di Pesaro

Ermes Valentini e la fattura da 7 centesimi inviata al Comune di Pesaro

Pesaro, 28 novembre 2018 - Ermes Valentini, 72 anni, è un piccolo imprenditore del legno di Fano. Nel febbraio scorso, è stato incaricato dal Comune di Pesaro di fornire dei pannelli per lavori urgenti di falegnameria. Valore della commessa: 1.215 euro. Le varie consegne finiscono nel mese di ottobre. Dopodiché Valentini, titolare della ditta Vecchione srl, invia all’ufficio economato di Pesaro la fattura elettronica di 1.215,07 euro (per arrotondamento automatico).

Si aspetta di essere pagato, ma i soldi non arrivano. Dopo un mese circa, il 12 novembre scorso, gli viene recapitata dall’ufficio finanziario del Comune di Pesaro una mail che lo avverte della sospensione della liquidazione del dovuto: "...in relazione al pagamento della vostra fattura del 10 ottobre 2018, si richiede l’emissione di nota di accredito di importo totale pari ad euro 0,07 (di cui 6 centesimi di imponibile e 1 centesimo di iva) da collegare alla fattura di 1.215 euro. Nella determina di spesa numero 446 – continua la mail del Comune inviata all’allibito falegname – l’importo della fornitura era pari a 1.215 euro. Avendo fatturato una somma superiore di 7 centesimi a quella impegnata da questo Servizio, non vi è la disponibilità di cassa in quanto l’importo determinato era di euro 1.250 comprensivo di iva al 22 per cento, ossia 7 centesimi inferiore".

Dice ora Ermes Valentini: "Dopo aver riletto diverse volte quello che scrivevano perché mi sembrava impossibile che per 7 centesimi si bloccasse tutto, sono andato dal mio commercialista per fare una fattura elettronica di 0,07 centesimi di euro ed inviarla al Comune. Il commercialista ha chiesto e ottenuto per il servizio 25 euro di parcella. Così per incassare 0,07 centesimi, ho speso 25 euro, ossia 357 volte di più di quello che ho ricevuto. Ma solo così potevo essere liquidato dei 1.215 euro per la commessa dei pannelli".

Aggiunge Ermes Valentini che, pur non essendo felicissimo di apparire, non ce la faceva a tenersi per sé questo banchetto della burocrazia: "Ho voluto farlo sapere, andando anche contro la mia timidezza, perché ho letto proprio sul Carlino la vicenda del mazzo di fiori regalato dal Comune a quella giovane atleta e costato 22 euro. Ho visto che per pagare il fioraio sono passati quattro mesi, e hanno dovuto avvertire mezzo mondo tra cui Cantone dell’anticorruzione. Quando mi è arrivata la mail del Comune che bloccava il pagamento perché nella fattura c’erano 7 centesimi in più e toccava fare un’altra fattura per giustificarli, mi sono cadute le braccia. Ho pensato che oltre al professionista che ho dovuto incaricare per sbrigare la pratica, loro in Comune hanno sicuramente impegnato due o tre addetti per segnalare, scrivere, mandarmi la mail con cui mi informavano che non mi avrebbero pagato fino a quando non avessi fatturato i 7 centesimi in più. Ma così facendo, come si può essere competitivi col mondo? Io ho 72 anni e nell’industria ne ho viste di cose, ma bloccare tutto per dei centesimi mi sembrava incredibile. Ma ho scoperto invece che tutto è possibile".