
I giudici hanno preso di mira le spese dell’Ente interregionale “Sasso Simone e Simoncello“. Contestate bottiglie d’acqua per i podisti in gara, pizzette e bevande offerte a una presentazione.
Centotrentatré euro e settantasei centesimi. Possono sembrare spiccioli ma sono stati sufficienti per far drizzare le orecchie alla Corte dei Conti delle Marche, che ha messo sotto la lente il conto giudiziale dell’economo del Parco Interregionale del Sasso Simone e Simoncello. Il cuore del caso sono due scontrini di importo tutto sommato modesto: 108,50 euro pagati al ristorante “Il Mandriano“ per offrire panini e pizzette durante la presentazione del calendario eventi del Parco e 25,26 euro per bottigliette d’acqua e poco altro per rifocillare i partecipanti di una gara podistica.
Il magistrato istruttore non ha gradito: secondo lui, quelle spese non erano né urgenti né indifferibili e quindi non rientrano tra quelle economali ammesse, tipicamente destinate a piccoli acquisti di materiale necessario al funzionamento dell’ente. A complicare il quadro il fatto che l’economo ricoprisse anche il ruolo di responsabile del servizio finanziario. E così, non trovando altri dirigenti all’orizzonte, Gianfranco Soriani ha certificato da solo la regolarità tecnica del conto. Un piccolo cortocircuito, secondo la Corte, rispetto al principio di "alterità tra controllore e controllato". Ma, come ha fatto notare la difesa, l’alternativa non c’era: l’organico dell’ente nel 2018 era ridotto al lumicino, senza segretario né altri funzionari superiori. E infatti il consiglio direttivo, con una delibera dell’8 febbraio 2019, ha approvato il conto dopo un’autonoma verifica, facendo rientrare, almeno formalmente, la partita.
E la rotazione degli incarichi, prevista dall’Anac per prevenire fenomeni di corruzione? Secondo la difesa se manca il personale, non si può ruotare nessuno. Già nel piano anticorruzione 2018-2020, l’Ente aveva certificato nero su bianco l’impossibilità di spostare l’incarico di economo "senza arrecare pregiudizio all’efficienza dell’Ente".
La Corte, presa atto della situazione, ha confermato: la regolarità del conto non è questione di rotazione, ma di sostanza. E qui arriviamo al nocciolo: le due spese "incriminate" non sono state considerate vere spese economali, mancando urgenza e indifferibilità. Tuttavia, il Collegio ha ritenuto che potessero essere assimilate a spese di rappresentanza e, dato l’importo esiguo e l’attinenza agli scopi istituzionali, non ha mosso alcun addebito a carico di Soriani. Morale? Il conto è stato dichiarato "parzialmente irregolare" solo sotto il profilo formale, senza condanne né richieste di restituzione. Le spese processuali? Compensate, come a volte accade in procedimenti in cui a mancare non sono i cavilli.