“Non toccate l’Oasi La Badia, è di interesse europeo”

Mondo ambientalista in fermento per l’ipotesi di riaprirla alla caccia. Lo zoologo Massimo Pandolfi spiega perché l’area alle porte di Urbino è così importante

Massimo Pandolfi e due esemplari di Averla

Massimo Pandolfi e due esemplari di Averla

Urbino, 11 agosto 2019 - Oasi faunistica La Badia: prima che la Regione risponda positivamente o meno alla richiesta di apertura alla caccia del sito, avanzata dall’Atc Pesaro 1, passerà almeno un anno. I fucili resteranno certamente a riposo la prossima stagione. E’ vero che l’Ufficio caccia della Regione, prima di decidere, ha richiesto un parere legale sull’obbligatorietà di dotarsi di una cosiddetta valutazione di incidenza ambientale, ma è anche vero che l’oasi, ha caratteristiche naturalistiche tali da renderne auspicabile e praticamente scontata la necessità. Infatti l’Oasi La Badia, quale sito interesse comunitario e Zona a protezione speciale, ricade nella rete Natura 2000, dunque sotto la tutela dell’Unione Europea.

Quindi qualora la Regione dovesse procedere con l’incarico ad un esperto per verificare la validità delle osservazioni poste dall’Atc, questo studio avrebbe peso scientifico soltanto a fronte di dati raccolti in almeno un anno di osservazione. Un aspetto, questo, per nulla secondario e sottolineato a più riprese nell’istanza di rigetto che una rete di associazioni ambientaliste ha promosso alla Regione perché mantenga l’Oasi estranea ad attività venatoria. Il documento è stato firmato dalle associazioni Wwf Marche, Legambiente Marche, Lipu Marche, Italia Nostra Marche, Lac, Lupus in Fabula e da una lunga fila di sigle ambientaliste con l’intento di avversare la proposta dell’Atc 1. Anche questa lettera è arrivata sul tavolo dell’Ufficio ambiente della Regione, all’attenzione del responsabile Roberto Ciccioli, lo stesso che si occuperà di seguire la procedura di Via (la valutazione di incidenza ambientale). La relazione è interessante e vede tra i suoi sostenitori anche Massimo Pandolfi, già zoologo all’Università di Urbino, che al tempo dell’attuazione della direttiva europea Habitat, a metà degli anni ’90, portò a battesimo tra i Sic marchigiani anche La Badia, svolgendo l’ incarico di coordinatori per il Ministero dell’Ambiente, insieme ai botanici Pedrotti, Biondi e all’ecologa Cortini, tutti scienziati dell’Università di Camerino.

L'Oasi La Badia
L'Oasi La Badia

"Niente caccia, neanche parziale"

Sull'Oasi La Badia alle porte di Urbino interviene lo zoologo Massimo Pandolfi.

Professore è vero che l’Oasi La Badia non rappresenta più area di interesse naturalistico e può quindi essere aperta alla caccia?

«No. Non è assolutamente vero. Quanto affermo è mia convinzione personale, determinata dalla competenza che ho nel campo, ma è anche una opinione condivisa dalla rete di associazioni ambientaliste che a vari livelli, regionali e locali, hanno sottoscritto un documento inoltrato ufficialmente in Regione».

Con quale obiettivo?

«Controbattere e avversare l’ipotesi avanzata dall’Atc1 di aprire La Badia alla caccia».

Anche fosse solo parzialmente?

«E’ certo. L’apertura alle attività venatorie avrebbe un pesante impatto, fortemente lesivo della conservazione del patrimonio faunistico caratterizzato da numerose specie animali di elevato interesse zoologico nazionale ed europeo. Inoltre è talmente poco estesa che non ha senso nemmeno parlare di parziale apertura alla caccia».

L’Atc1 si propone di realizzare un contenimento numerico dei cinghiali, significativo problema per le attività produttive agricole e a favore della riduzione del rischio di incidenti stradali...

«Questo presupposto è del tutto inconsistente poiché le operazioni di controllo avvengono e sono previste tramite la tecnica dei chiusini invece che delle braccate».

L’Atc1 sostiene che l’apertura avrebbe senso a seguito della riduzione delle zone umide...

«E’ una motivazione inadeguata. Sia naturalisticamente, ma anche sul fronte ornitologico. Volgarizzando molto il discorso si sostiene che venendo meno il laghetto di Schieti non ci sarebbe più la zona umida e di conseguenza non ci sarebbero gli uccelli “acquatici” a cui l’Atc1 riconduce esclusivamente l’importanza dell’Oasi».

L'Oasi La Badia
L'Oasi La Badia

Non è così?

«No. Gli uccelli “acquatici” espressione non corretta, ma facile per intendersi, presenti alla Badia, sono legati allo stesso corso del fiume Foglia, ai suoi greti, con la sua foresta galleria, alle zone di allagamento temporaneo che ancora ci sono e avvengono nelle piene. Da qui l’errore morfologico dell’Atc: il fatto che il laghetto di cava non ci sia più non vuol dire che sia venuta meno la zona umida. E poi....»

E poi?

«Spesso gli uccelli “acquatici” sono svernanti, ma non vuol dire che gli animali seguano un calendario. Il comportamento delle specie migratorie non è mica automatico. Non si può sapere quando arrivano degli svernanti occasionali perché ci sono movimenti quando, per esempio, si abbassa la temperatura. Lo svernamento non è un fenomeno singolo, come la migrazione. Hanno un range di spostamento. Al 31 marzo ti possono arrivare come al 31 di gennaio quando la caccia è aperta».

Ma la relazione che è allegata è sottoscritta da un ornitologo stimato...

«Stimato lo è. Ma è da chiarire una cosa. Il documento tecnico allegato non afferma mai la povertà faunistica dell’Oasi e non ne suggerisce l’apertura alla caccia. Anzi fa rilevare, se si leggono adeguamente i dati proposti, l’elevato valore naturalistico ed ornitologico che permane. Inoltre...»

Inoltre?

«Hanno dato un incarico all’ornitologo, ma soltanto per valutare lo svernamento di due soli mesi invernali, da fine dicembre ai primi di febbraio. E’ troppo poco. Un’osservazione annuale di soli due mesi non è sufficiente a valutare il popolamento di un’area. Anche acquatica».

Per questo avete definito le ragioni dell’Atc1 inconsistenti?

«Sì, ma prima di tutto per un aspetto fondamentale».

Quale?

«L’Oasi faunistica La Badia non è stata istituita solo e unicamente per la protezione degli uccelli “acquatici”, ma per la riconosciuta e documentata presenza di numerose specie vegetali e animali che hanno portato alla designazione dell’area come Sito di importanza comunitaria e Zona di protezione speciale. Questa situazione è del tutto integra e mantiene la ricchezza biologica (biodiversità) per cui è stata istituita. Più chiaro così?».

L'Oasi "La Badia"
L'Oasi "La Badia"