Cagli, dove il Pd ha ammainato la bandiera Sezione senza luce e acqua, tessere mai viste

Patrizia Sabatini, ultima segretaria dimessasi un anno fa: "La giunta Ceriscioli ci ha mandato allo sbaraglio mettendoci contro il paese". Nessuno altro ha accettato di prendere il suo posto: lei è rimasta consigliere comunale. E ora accusa: "Siamo stati abbandonati"

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di Roberto Damiani

A Cagli non si fanno più tessere del Pd. Per tre ragioni: non sono mai arrivate quelle del 2022, è obbligatorio pagarle con la carta di credito che gli iscritti storici non hanno e l’ultimo segretario cittadino, Patrizia Sabatini, 41 anni, avvocato (foto a destra), si è dimessa nell’ottobre 2021 dopo aver guidato il circolo per 7 anni. E nessuno l’ha rimpiazzata

Come mai ha abbandonato il campo?

"Non sono io ad aver rinunciato ad impegnarmi nel partito ma è la direzione regionale e quella nazionale del Pd che si sono dimenticati della base. Li abbiamo sentiti, quello sì, perché attraverso la Fondazione XXV Aprile volevano il pagamento dell’affitto della sezione, che era nostra. Gli abbiamo detto di no, che non pagavamo per la sede. Così sono state chiuse acqua e luce e ora immagino che la venderanno".

Lei è stata segretaria del Pd di Cagli durante la giunta Ceriscioli che ha chiuso l’ospedale. Come ha difeso quella scelta?

"Il signor Ceriscioli venne a Cagli due volte per chiudere l’ospedale. La prima promise il pronto soccorso privato e tanti ambulatori. E noi ci credemmo dicendolo anche alla gente. La seconda volta arrivò di notte, alle 23, per chiudere tutto. E cominciammo ad avere dubbi sulle promesse. Che infatti non ne venne mantenuta nemmeno una".

Questo cosa ha provocato?

"La disfatta, la mancanza totale di fiducia da parte dei nostri elettori. Hanno assistito alla trasformazione dell’ospedale in un cronicario per colpa del Pd. E noi potevamo farci poco perché ci avevamo creduto anche n oi a quello che Ceriscioli, Mezzolani e altri ci dicevano"

Quando si è dimessa, nessuno del Pd l’ha chiamata per chiederle di restare o per trovare un sostituto?

"Qualche telefonata un anno fa poi più nulla. Ma nessun altro ha accettato di sostituirmi. Ed è indicativo delle macerie che hanno provocato".

La sua segreteria aveva coinvolto nuovi sostenitori, magari dei giovani?

"Nel 2014 ho trovato un patrimonio di entusiasmo e di voglia di fare che era incredibile. C’erano tanti ragazzi che si impegnavano nel partito con iniziative di tutti i tipi. Il tesseramento andava bene, con oltre 2000 voti alle elezioni (oggi scesi a 800 ndr)".

Poi che cosa è successo?

"Qui a Cagli è stata la sciagurata gestione dell’ospedale a far scoppiare tutto. E ne abbiamo pagato le conseguenze".

Ma anche adesso, con la giunta di destra, l’ospedale è sempre nel mondo dei sogni. Non crede?

"Vero, ma è quello che hanno trovato".

Lei è tuttora consigliere comunale. Se ha necessità di chiedere spiegazioni su leggi regionali, bandi o aiuti a chi si rivolge?

"Non certo al Pd, perché saprei di non avere risposte. Avete mai letto che i nostri consiglieri regionali abbiano preso posizione su Cagli per qualcosa o per un altro paese dell’entroterra?

Quindi, chi chiama?

"Mi rivolgo, anzi tutti si rivolgono al consigliere Rossi o all’assessore Baldelli".

Sezione chiusa, tessere mai arrivate e comunque incedibili con la carta di credito, telefoni muti dai vertici, lei quale bandiera sta difendendo?

"Quella dei cittadini di Cagli, che non sono stati tutelati dal mio partito".

Dieci giorni fa, è sicura di aver votato Pd?

"Sono sincera: no. per la prima volta non l’ho votato. Troppe porte in faccia. Lo rivoterò, forse, se il partito tornerà nelle piazze rinunciando ai salotti"