Camera mortuaria impresentabile, la protesta

Una famiglia: "Ci siamo ritrovati in una specie di tugurio senza spazio nemmeno per pregare e piangere il nostro congiunto. Vergogna"

Camera mortuaria impresentabile, la protesta

Una famiglia: "Ci siamo ritrovati in una specie di tugurio senza spazio nemmeno per pregare e piangere il nostro congiunto. Vergogna"

All’ospedale di Urbino si è persa anche la pietà. La camera mortuaria è in un vano caldaia, la porta d’ingresso è in ferro da cantiere, ci sono tubi di gas e di acqua a vista sopra le teste dei congiunti dei defunti, le bare non passano nelle porte se non strisciando nei muri perimetrali, non c’è spazio per piangere né un minimo di privacy per i parenti che intendono vegliare il defunto. A terra, il pavimento è scrostato e malmesso, lo stesso corridoio è percorso da operai ed estranei alla camera mortuaria in tutt’altro affaccendati tanto da non accorgersi di parlare a voce alta mentre la gente singhiozza a due metri di distanza. E non c’è un bagno a disposizione delle persone. Tutto questo è l’inumana camera mortuaria di un ospedale in perenne ristrutturazione da 15 anni, dove il rispetto delle persone e della loro sensibilità sembra un optional non disponibile mai.

Una signora, Paola S. di Vallefoglia, arrivata ieri in redazione, racconta: "Io e mio marito siamo ancora sotto choc per quello che abbiamo dovuto vedere e sopportare nella camera mortuaria di Urbino. Qui è stato portato mio padre morto nel reparto di Medicina per il quale presenteremo un dettaglio resoconto a chi di dovere. Ma intanto oggi, quando ci hanno detto di raggiungere la camera mortuaria dove avevano depositato la salma di mio padre, siamo scesi e non ho trovato l’ingresso. Ho visto tutto chiuso. C’era solo una porticina in ferro laterale ma che ho considerato della caldaia. Siamo tornati indietro nel parcheggio a chiedere informazioni sull’ingresso. Ci hanno indicato proprio quella porticina. Una volta tornati giù, siamo entrati in una specie di cunicolo strettissimo, senza la minima attenzione al decoro che il luogo deve imporre. Non siamo bestie, non siamo numeri. All’ospedale di Urbino – continua la signora Paola – ci è sembrato di essere in una zona di guerra. E mi dicono che questa situazione della camera mortuaria prosegue da almeno 4 anni. Doveva essere provvisoria e invece è più che mai stabile perché nessuno ci ha detto che verrà realizzata una camera mortuaria dignitosa a breve. Non sapendo a chi rivolgersi per protestare, noi siamo venuti al Carlino perché è giusto che la gente sappia quello che offre la nostra sanità, il decoro che riserva ad ambienti che dovrebbero essere per principio colmi di attenzione e silenzio. Invece ci siamo trovati dentro ad una specie di cella senza privacy e dignità".

Il marito della signora Paola dice: "Ho già detto a mia moglie che quando arriverà il mio giorno non dovrà per nessuna ragione portarmi in quel tugurio per darmi l’ultimo saluto insieme ai parenti. Sarebbe un ulteriore dolore che verrebbe inflitto a chi rimane. I politici che decidono e fanno scelte per i cittadini devono ogni tanto abbassare gli occhi e rendersi conto della realtà che li circonda, perché esiste anche se non si sentono toccati. Dimenticarsi di vedere o tollerare per anni queste miserie, significa non dare valore al proprio compito".

ro. da.