Camillini compra i capannoni della Berloni cucine

E’ il titolare della Tecnoplast di Montecchio. Atti firmati: entrerà in possesso dello stabile ad ottobre. Ora resta il problema del brand.

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Enzo Camillini, titolare della società ‘Tecnoplast’ con stabilimento a Montecchio, è il nuovo proprietario dei 40mila metri quadrati, tra coperto e scoperto, che fino a novembre dello scorso anno ospitavano gli stabilimenti della Berloni Cucine a Chiusa di Ginestreto. "Sì, è vero – dice Camillini – perché abbiamo firmato gli atti giovedì dal notaio. Ci siamo accordati che entrerò in possesso dello stabile per ottobre. Cosa ci fanno con i macchinari? Non mi sono posto il problema per cui questa è una domanda che dovreste porre al liquidatore della società, Meloncelli".

Trattativa lunga?

"Non direi perché noi ci siamo presentati con la nostra offerta una quindicina di giorni fa. Concorrenza? Non so se c’era, ma non mi sono posto il problema, e nel caso ci fossero stati altri pretendenti, non avrei chiesto perché non sono curioso".

Un imprenditore sulla cresta dell’onda Camillini perché nei giorni scorsi ha annunciato che diventerà primo sponsor della Vis Pesaro. Ora mette a segno il secondo colpo acquistando i capannoni della Berloni Cucine. Per la cronaca Enzo Camillini, produce infissi in pvc, ha 121 dipendenti e lo scorso ha chiuso con un fatturato di 25 milioni di euro. Un’azienda in forte espansione: da ottobre passa dagli attuai 20mila metri di Montecchio ai 40mila di Chiusa di Ginestreto.

Il liquidatore della Berloni, Alessandro Meloncelli, aveva comunicato venerdì la notizia ai sindacati dopo la firma degli atti dal notaio, ma senza dire il nome dell’acquirente. "Sapevamo che era un imprenditore pesarese e basta. Per noi – dice Giuseppe Lograno della Cgil –, un particolare secondario perché ci interessava soprattutto il fatto che con la cessione dei capannoni sarebbero entrati nelle casse del liquidatore alcuni milioni (si parla di oltre 5,ndr) e cioè quei soldi che permetteranno ai dipendenti di ricevere tutti gli stipendi arretrati e cioè da dicembre fino a marzo. La prossima settimana i dipendenti della Berloni riceveranno gli arretrati".

Tra chi deve avere solo qualche mese, e cioè coloro che si sono dimessi per cercare un altro lavoro, e chi tutto il periodo e cioè fino alla richiesta di cassa integrazione, sono coinvolte in totale 80 famiglie.

Ora i problemi sul tappeto sono due: che fine faranno i macchinari all’interno della fabbrica visto che per ottobre lo stabile deve essere liberato, e soprattutto che fine farà lo storico marchio Berloni?

Resta in Italia? Se lo prende qualche gruppo cinese, e voci in questo senso ci sono, come azienda-ponte per entrare sul mercato europeo? Questa è l’altra partita sulla quale dovrà ora lavorare il liquidatore della società Alessandro Meloncelli. Va detto che attualmente, anche se per piccoli quantativi, la produzione delle cucine Berloni continua, perché è stata affidata la realizzazione ad un terzista di Pesaro. Il tutto al fine di tenere in qualche maniera vivo il brand salvaguardando anche la rete commerciale.

m.g.