Campus, all’appello mancano ancora 9 aule Corsa contro il tempo per il liceo e il tecnico

Emergenza al Marconi e al Bramante Genga: il primo ha problemi anche per gli spazi relativi alle classi di danza e per la didattica

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Peggio delle classi pollaio? Quelle senza dimora come avviene al Campus di via Nanterre: 9 classi rischiano di non avere un’aula in cui entrare il prossimo 14 settembre. Gli studenti a cui la Provincia non ha aule da assegnare perché non sa dove metterli, sono quelli dell’Istituto tecnico Bramante Genga dove il deficit riguarda 5 aule e quelli del liceo Marconi a cui mancano, nella migliore delle ipotesi 4 aule. Ad una settimana dal suono della prima campanella la fame di spazi al Campus scolastico di via Nanterre quindi non ha trovato ancora soluzione. La Provincia, competente della rete delle scuole superiori, ci sta lavorando, ma la corsa è diventata contro il tempo nonostante la certezza del problema l’abbia avuta già ad aprile, quando cioè l’ufficio scolastico regionale ha definito, a spanne, il personale da assegnare ad ogni scuola sulla base del fabbisogno determinato dalle iscrizioni conclusesi a gennaio. Insomma occhio e croce, metà primavera e l’estate intera non hanno portato consiglio ai funzionari della Provincia chiamati a risolvere il rebus.

Tanto che a fine agosto, un preside di lungo corso come Riccardo Rossini, dirigente uscente proprio al Marconi, vista l’incertezza relativa a quelle sue quattro classi ancora senza dimora, non ha fatto mistero di essere preoccupato. Le ultime parole famose, dette da Rossini il 29 agosto al Carlino sono state "Non nascondo di essere preoccupato. Spero di poter lasciare il Marconi al mio successore, il professore Luca Maria Antonio Testa, sgravato del problema di aule". Non solo questo non è avvenuto, ma la situazione sembra complicarsi ulteriormente per il Marconi se la si guarda spostando l’attenzione sul fabbisogno di impianti sportivi. In attesa di poter contare sugli spazi idonei all’attività fisica sono diverse scuole tra cui il Mengaroni che attende fiducioso e il Mamiani, più tranquillo perché dovrà tenere duro fino a Natale. Infatti con la riapertura (dopo 9 anni di cantiere lumaca) della sede ex Morselli di via XI febbraio non solo il Mamiani potrà riorganizzarsi, riappropriandosi di laboratori e spazi utili alla didattica, ma i liceali avranno una struttura nuova di pacca e potranno lasciare l’impianto di piazza Carducci. Cosa accade al Marconi invece? Per via delle difficoltà economiche evidenziate dalla Provincia a causa di un bilancio in equilibrio, ma molto magro, ad essere a rischio sono le tre sale danza e due aule per il liceo coreutico. Se la Provincia non dovesse metterci i soldi (come sarebbe tenuta a fare) a metterci la pezza potrebbe essere la scuola che però non ha fondi per questo genere di azioni. Il Marconi non è l’Agrario Cecchi che può fare proventi dai servizi che offre al territorio, mettendo a frutto un patrimonio ineguagliabile rispetto alle altre scuole. Non è un mistero che sia il Cecchi a pagare 19.200 euro solo di affitto alla Curia per usare l’"Asilo Benvenuti" quale quarta sede d’Istituto. Al Marconi in ballo è il contratto da 20mila euro con il privato che ha garantito al coreutico le sale di danza e due aule adeguate alla didattica.

Cosa è successo? Fino all’anno scorso la Provincia ha risposto al 90% dell’onere lasciando al Marconi il 10% dei costi. Quest’anno invece la Provincia spinge per fare diversamente: dei 20mila euro darebbe circa 3mila euro. Il venir meno però delle sale danza e delle due aule non farebbe che aumentare il deficit di spazi al Marconi che, alla fine, si troverebbe con sei classi senza dimora a fronte già di 4 classi nei container; 16 aule ospitate dal Bramante Genga e 3 aule ospitate dal Benelli.

Se possono le scuole fanno rete, ma i margini di manovra, al Campus sono assolutamente ridotti. Più che realizzare una nuova struttura al Campus scolastico il presidente Paolini aveva pensato di acquistare la sede di viale Trieste, quella che per due anni, grazie ai fondi Covid (70mila euro di affitto l’anno alla Curia) è stata la sede del Mamiani Beach. Ma la storia è andata diversamente: pare che dal 5 ottobre, quella sarà la succursale del Conservatorio Rossini, per via del cantiere che interesserà Palazzo Olivieri.

Perché al Bramante Genga mancano 5 aule? Sia perché l’Istituto, dopo anni di sofferenza, è tornato a brillare nelle iscrizioni (aprirà il prossimo anno con un aumento di 50 alunni in più arrivando a quota 970 iscritti) e sia per un problema contingente di infiltrazioni che ha messo fuori uso tre aule. Il problema è stato generato dall’impianto di fotovoltaico sul tetto: la Provincia si è mossa per tempo avvisando già a gennaio la ditta che gestisce l’impianto, ma questa si è ridotta ad operare solo in questi giorni. Morale della favola? Alla Provincia lo Stato deve tornare a dare le risorse adeguate per poter essere all’altezza del compito previsto dalla legge: sostenere e promuovere la rete scolastica. Altrimenti, così, rischia solo di essere una rigida zavorra.

Solidea Vitali Rosati