Cagli, ring di sangue tra cani e cinghiali, 6 patteggiano

Il ritrovo per il divertimento era un allevamento nelle campagne di Cagli

Un Dogo argentino

Un Dogo argentino

Cagli, 24 marzo 2018 - Il ring del combattimento e spesso della morte degli animali si trovava in un allevamento nell’entroterra, zona di Cagli. Lì dogo argentini, cani da combattimento dal morso terribile e a volte letale, si erano trasformati in veri killer. Le loro vittime erano cinghiali dell’allevamento, costretti a combattere contro i terribili dogo. Avevano scoperto tutto gli uomini della Forestale. Dopo due anni di indagini, la procura di Urbino ha portato davanti al tribunale 9 imputati con l’accusa di combattimento, uccisione e maltrattamento di animale. Sei di loro hanno patteggiato, altri tre hanno chiesto l’affidamento in prova con sospensione del processo mentre è stata disposta la confisca di tutti gli animali. Tra i coinvolti, Adriano e Francesco Frattini, considerati gli organizzatori dei combattimenti, Sergio Lapico, l’allevatore dei cani e Angelo Verde, originario di Milano.

Lo rende noto in un comunicato la Lega anti vivisezione (Lav), che si era costituita parte civile. Gli allevatori e i possessori di dogo argentino erano residenti in diverse province, e all’interno di un’azienda agricola nella nostra provincia, secondo l’accusa, facevano combattere cani e cinghiali. Gli investigatori hanno accertato l’uccisione di almeno un ungulato. Il giudice, su richiesta delle parti, ha applicato la pena concordata per sei imputati con condanne da 8 mesi a un anno di reclusione con multe da 34.000 euro a 50.000 euro. Per tutti la pena è stata sospesa. Per altri tre imputati, i difensori hanno richiesto la sospensione del procedimento per istanza di ammissione di messa in prova. La Lav, attraverso il responsabile nazionale Ciro Troiano, ha parlato di «processo molto importante ma di pene troppo blande».

Le indagini sono state condotte dal nucleo Investigativo di polizia ambientale e forestale di Pesaro e Urbino, coordinato dalla procura della Repubblica di Urbino. Il caso aveva suscitato molto scalpore e riprovazione in particolare per la mancanza di scrupoli nell’organizzare questi combattimenti crudeli e sanguinari. E non c’è stata remora alcuna nel registrare gli incontri. Scene raccapriccianti immortalate su video molto probabilmente destinati a girare tra gli amanti del genere.