E’ scontro in merito alla stretta sulla cannabis light prevista dal ddl sicurezza. La commissione Affari costituzionali e la commissione Giustizia hanno infatti approvato un emendamento che vieta la coltivazione e la vendita delle infiorescenze della canapa, equiparando inoltre la cannabis con quantità di Thc inferiore allo 0,2% (cosiddetta light) a quella illegale. Le novità però non entreranno subito in vigore, visto che il ddl dovrà prima passare alla Camera (a settembre) e non si escludono modifiche. Quello della canapa è un settore che in Italia fattura 500 milioni di euro l’anno e impiega migliaia di persone, soprattutto giovani.
Tra questi Donato Persico, che solo 15 giorni fa, ha rilevato il negozio Zona Ufo di via Passeri: "Questo emendamento non ha alcun senso di esistere – dice -. E’ una scelta meramente politica e propagandista, priva di evidenze scientifiche. Quello della cannabis in Italia è un mercato in crescita, dove tantissimi imprenditori, soprattutto under 30-35, hanno deciso di investire in base ad una legge esistente. Stiamo parlando di persone che hanno investito soldi per le loro attività, tanto che nel settore ci sono oltre 1.000 aziende e 15.000 lavoratori (a cui si aggiungono gli stagionali). In tutta Europa ci si sta muovendo in direzione opposta a quella dell’Italia e questo emendamento vuole soltanto accontentare i proibizionisti. Tra l’altro – aggiunge - si vieta la produzione di infiorescenza, andando ad interessare non solo la cannabis light ma anche produzioni differenti, come quella della cosmesi".
Completamente d’accordo anche Stefano Gambini, titolare di "Canapè" di via Andrea Costa: "Questo emendamento vieta la produzione di infiorescenze in toto, non solo la cannabis light – dice – ed è quindi illogico visto che va ad impattare anche su chi coltiva la canapa e realizza tessuti o cosmetici. Qui si vuole bloccare l’intera filiera. Se questo ddl dovesse passare alla Camera sarebbe assurdo. Tanti miei clienti, tra cui alcuni malati di Parkinson, ci ringraziano per i prodotti che trovano qui perché li aiutano a sentirsi meglio. Io ho aperto questa attività sette anni fa, ho investito soldi e anni della mia vita, ho ricevuto fondi pubblici europei tramite un bando della Regione Marche per l’avvio di questa impresa. Lavoro qui con la mia compagna, che a breve diventerà mia moglie e sono padre di due figli: il futuro della mia famiglia dipende da questa attività e non credo sia giusto vivere con l’ansia e la preoccupazione che possa essere chiusa. Siamo pronti a batterci affinché questo provvedimento non passi, ma se per caso dovesse diventare realtà, questa volta potremmo essere costretti a lasciare l’Italia".