Caporalato all’autolavaggio, 4 indagati

L’attività, gestita da egiziani, si trovava in via Fano, poi ha chiuso. Ieri in aula una delle vittime, che ha confermato le accuse

Quei prezzi così bassi avevano portato una folta clientela al loro autolavaggio, ma alla fine gli sono costati ben di più di quanto incassava. Un esposto anonimo della concorrenza ha fatto scattare i controlli dei carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro e sollevare il velo su uno spaccato di sfruttamento della manodopera, con operai costretti a lavorare più ore del dovuto e per uno stipendio misero, oltre che in condizioni igieniche-sanitarie non a norma.

Nel registro della procura sono così finiti i nomi di quattro presunti caporali, tre egiziani, di cui uno intestatario dell’attività, e un italiano che si sarebbe occupato delle pratiche amministrative. L’autolavaggio si trovava in via Fano a Pesaro. I fatti risalgono al 2021.

Nel frattempo, l’impresa è stata chiusa, anche a causa delle restrizioni dettate dal Covid. Ma per quelli che vengono considerati gli sfruttatori della manodopera si è aperta la parentesi giudiziaria. Ieri è stato il giorno dell’incidente probatorio delle quattro presunte vittime. Ma in aula, davanti al gip Antonella Marrone, si è presentato solo uno degli operai dell’autolavaggio. L’uomo, di origini straniere, ha confermato tutto il quadro dell’accusa.

Ha riferito le condizioni di sfruttamento in cui si sarebbe trovato a lavorare, i pochi soldi in busta paga e il luogo non conforme alle norme anti contagio dell’epoca e non solo. Dal canto loro i responsabili dell’attività, tra cui il titolare (difeso dall’avvocato Martina Angelini) respingono le accuse. Dopo la testimonianza di ieri, ora si attende la conclusione delle indagini. E solo allora si saprà se la procura chiederà, o meno, il rinvio a giudizio per i 4 indagati.

e. ros.