Caporalato, il pm chiede 6 anni e 6 mesi per Druda

Migration

Sei anni e sei mesi di carcere. Tanto ha chiesto ieri il pm Silvia Cecchi per Simone Druda, il titolare della ditta di serrande di Case Bruciate, a processo per "caporalato", accusato di violazione delle norme sulla sicurezza, estorsione (due tentate e 4 consumate) e violenza privata. In aula era presente anche un’agguerrita falange di legali (tra cui l’avvocato Alessandro Pagnini, Andrea Paponi, Silvia Saccomandi, Isabella Paqualini) che assistono i 28 ex dipendenti che si sono costituiti parte civile nel processo. Alla prossima udienza, presenteranno il conto all’imputato. Poi parola al giudice. Quello di Druda (che è difeso dagli avvocati Enrico Andreoni e Francesca Fraternali) era stato il primo caso di "caporalato" nelle Marche in una azienda e non nel lavoro agricolo. Un caso portato alla luce dai carabinieri del nucleo dell’Ispettorato del lavoro di Pesaro e Urbino. Secondo l’accusa, i lavoratori erano sfruttati fino allo stremo. Si trattava di manodopera composta prevalentemente da richiedenti asilo o rifugiati. Da quelle persone al margine della società, e costrette a lavorare a qualunque condizione pur di guadagnarsi il minimo per vivere. Turni massacranti fino a 12 ore al giorno. Tutti i giorni. Senza riposo. Compresi il sabato e la domenica. Il tutto ripagato per pochi spiccioli. Venti euro al giorno. Anche se a volte, stando alla ricostruzione degli inquirenti, non avrebbero visto neppure quelli. Una ricostruzione negata dall’imputato che respinge le accuse. E tornerà a farlo anche alla prossima udienza, prima della sentenza. e. ros.