Carcere, agenti in rivolta: "Via la direttrice"

Erano una cinquantina, sindacalisti compresi, ieri mattina a Villa Fastiggi per denunciare non solo le aggressioni ma le varie carenze

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Carenza di agenti, struttura fatiscente, aggressioni continue da parte dei detenuti, mancanza di mezzi di difesa, come taser e bodycam. Criticità per le quali si chiede la testa della direttrice Armanda Rossi e l’assegnazione di un nuovo comandante di reparto. Al carcere di Villa Fastiggi ieri mattina è stato il giorno della protesta. Una cinquantina di agenti della polizia penitenziaria, sindacalisti di tutte le sigle (Sappe, Osapp, Sinappe, Uilpa, Usppo, Fp Cgil, Fns Cisl, Coordinamento nazionale polizia penitenziaria) si sono dati appuntamento davanti all’istituto pesarese per denunciare quella che ritengono "una gestione fallimentare del carcere" e ribadire le proprie richieste. Richieste che porteranno avanti ad oltranza, fino a quando non avranno le risposte che vogliono. "Questa è solo una delle tappe della nostra protesta – spiega Alessandro Scognamiglio dell’Uspp, in rappresentanza di tutte le altre sigle – dal 6 settembre siamo in autoconsegna (ndr si trattengono in istituto oltre il proprio turno fino alle 18), ma se qualcosa non si muove, dal 27 partiamo anche con l’astensione dalla mensa di servizio". Oltre alle carenze ormai croniche del carcere, ad aver dato sempre più fuoco alle polveri della protesta sono state anche le continue aggressioni subite dagli agenti da parte dei detenuti in particolare negli ultimi tempi. "Rischiamo ogni giorno – continua Scognamiglio – e non solo non abbiamo mezzi adatti per difenderci, ma addirittura non possiamo contare su una tutela legale. Giriamo a mani nude all’interno di sezioni con 50 detenuti liberi di muoversi, tra i quali ci sono persone con problemi psichiatrici, di tossicodipendenza o facinorosi. Si parla di sicurezza e ancora nel 2021 forniamo la principale arma impropria che i detenuti utilizzano, ossia le lamette monouso. La verità è una sola e ci convive il personale che ogni giorno lavora in prima linea: il sistema penitenziario attuale è fallito ormai da tempo. La domanda che il governo dovrebbe porsi è cosa farne della polizia penitenziaria. A Pesaro ci troviamo tra due fuochi: tra il fuoco di problematiche imputabili alla politica che non ci tutela, non ci dota di strumenti che ci permettono di proteggere la nostra incolumità, non sistema le strutture e quello che invece dipende dalla nostra amministrazione. Un’amministrazione fallimentare nella gestione in particolare delle risorse umane. Sono almeno 31 le unità di personale assente a lunga degenza per diagnosi ansioso-depressive".

Da qui la richiesta di un cambio al vertice: "Vogliamo un nuovo direttore – continua Scognamiglio – La Rossi non ha fatto nulla nonostante le nostre ripetute doglianze. Ma chiediamo anche l’assegnazione o il rientro del comandante di reparto. La nostra protesta non si fermerà finchè non arriveranno le risposte che vogliamo".

e. ros.