Caro-gasolio, pescatori sul filo dello sciopero

Oggi incontro con un esponente del governo per evitare uno stop di 7 giorni. Più che ai rimborsi le flotte puntano al credito di imposta

Migration

Si decide oggi dopo un incontro con un esponente del Governo, se faranno sciopero – una intera settimana – oppure no i motopesca di altura non solo del compartimento di Pesaro, ma di tutto il resto della Regione. Perché il nodo è quello di qualche mese a questa parte: il caro gasolio. "Perché un grosso motopesca consuma nei quattro giorni di pesca la settimana, circa 4500 litri di carburante. Quelli un po’ più piccoli viaggiano intorno ai 3500 litri", dice Tonino Giardini, fanese, responsabile nazionale per il settore pesca della Coldiretti, il "lato mare" di Confindustria.

Per avere il quadro occorre dire che rispetto al totale della flotta peschereccia i grandi motopesca d’altura, quelli che praticano la pesca con le reti a strascico, rappresentano il 17% del totale, ma valgono oltre il 40% del pescato globale. Le flotte più grandi sono quelle che gettano l’ancora nel porto di Ancona, quindi seguono per ordine di importanza, San Benedetto, Civitanova e quindi Fano. A Pesaro soprattutto piccoli barchini, molti dei quali hanno personale cingalese o comunque indiani.

"Non è una situazione di facile lettura – continua Giardini – perché nel corso delle assemblee sono tutti compatti, armatori compresi, poi nella realtà potrebbero esserci divisioni legate sia a casi personali ma anche ai contratti commerciali che sono stati stipulati con la grande distribuzione". Cosa si cerca oggi nell’incontro con gli esponenti di governo? "Non tanto aiuti che potrebbero essere messi in campo magari fra sei mesi, quanto un credito di imposta (cioè meno Iva da pagare) che può essere fatto subito e che consente di mantenere un po’ di liquidità per affrontare il periodo". Perché nonostante l’estate sia alle porte ed abbiano iniziato a lavorare anche i ristoranti al mare "a maggio così come a giugno il prezzo del pesce rimane stabile, anzi qualche volta è anche diminuito in questo periodo", continua l’esponente della Coldiretti-mare. Poi esiste anche un’altra faccia della medaglia che uno sciopero dei marinai potrebbe portare: e cioè l’arrivo della concorrenza dall’estero. "Il problema dei contratti in essere con le grandi catene di distribuzione pone sul tavolo una questione delicata perché pensare di fermare i motori per una settimana vuol dire anche non rispettare gli accordi e quindi mettere in discussioni i contratti stipulati. Forse non succede nemmeno nulla, ma è anche possibile che il mercato per far fronte alla domanda possa rivolgersi anche al pescato che arriva dall’estero – continua Giardini –. E naturalmente potrebbe penetrare sul mercato domestico per esempio, il pesce che arriva dalla Turchia, dalla Tunisia oppure dalla Libia, dove i costi sono più bassi dei nostri". Certamente questa ennesima presa di posizione delle categoria dei pescatori, non è stata sollecitata dalle associazioni "perché siamo di fronte ad una protesta condivisa ed è anche nata spontaneamente" all’interno del settore.

E il consumo di gasolio in quantità così importanti "nascde dal fatto che quando si sta in mare per quattro giorni, i motori devono restare sempre accesi e se il carburante scenderà in questo momento non lo sa nessuno, nemmeno le stesse compagnie", conclude Tonino Giardini. Ultimo anello di questa situazione è naturalmente il cliente che va nelle bancarelle ad acquistare il pesce oppure il cliente del ristorante che poi si ritrova nel conto la ‘stangata’.

m.g.