Carriera torna in piazza, ma la folla non c’è

Seconda protesta del ristoratore a cui hanno sospeso la licenza per 15 giorni e fatto due sanzioni: "Mi controllano sempre"

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Doveva essere la seconda protesta di piazza organizzata da Umberto Carriera. Il programma è stato rispettato, ma con meno enfasi e seguito rispetto a quella di una settimana fa. Carriera attraverso la sua associazione "Adesso Basta" ha chiamato alla protesta ieri sera in piazza del Popolo i suoi colleghi e tutti coloro che sono tenuti a chiudere alle 18 ma a rispondere sono stati un centinaio, o forse meno, molti dei quali giornalisti e forze dell’ordine in borghese. Infatti Carriera ha fatto notare proprio questo appena preso il megafono: "Sono controllato dalla polizia peggio di un delinquente, mi seguono, vengono davanti ai miei ristoranti, come se fossi un pericolo pubblico. Dovrebbero invece arrestare gli spacciatori e i ladri piuttosto che controllare me e la mia famiglia".

E ancora: "Quello che il governo sta facendo è una follia. Dovrebbero vergognarsi. Dobbiamo convivere col virus per chissà quanto tempo, non possono tenerci chiusi. Abbiamo speso tanti soldi – ha detto Carriera – per metterci in regola, per affrontare i pericoli del virus e nello stesso momento garantendo l’apertura dei locali. Adesso, improvvisamente, ci dicono che solo noi, i bar, i pub e le attività mirate come palestre e piscine devono stare chiusi di sera perché non se ne può fare a meno. Chi lo dice? Io protesto perché è una limitazione al diritto di libertà individuale e d’impresa". Ma ha continuato con la sua mascherina rossa ben calzata (non tutti in piazza di chi lo ascoltava aveva le mascherine): "Non voglio regali, non voglio bonus, non chiedo elemosine per sostenere la mia famiglia. Mi devono far lavorare e basta, perché se lavoro in sicurezza a pranzo vuol dire che lavoro anche a cena".

Qualche luce delle telecamere lo ha poi richiamato in disparte per fare interviste, e così altri si sono succeduti al megafono salendo sul gradino della fontana della piazza. Giorgio di Bologna ha detto di avere un ristorante: "Sono venuto stasera a Pesaro perché condivido la battaglia. Devono lasciarci vivere, vogliamo lavorare anche di sera, non è colpa nostra il contagio". Sofia: "Noi non siamo i cattivi, chiediamo solo di lavorare e guadagnare col nostro mestiere. Eppure non ce lo permettono. E’ intollerabile". Altri hanno preso la parola, come Nico Palombaro, che era l’organizzatore ufficiale della manifestazione. Ha ricordato che il tutto doveva avvenire nella massima tranquillità, in maniera tranquilla e non violenta. Così è stato, con la gente che è poi defluita senza problemi. Durante i vari interventi, c’era chi si occupava di distribuire volantini e striscioni con le scritte "Sostegno a Umberto", "Umberto eroe nazionale", "La scuola è il futuro""Libertà" "Ricci dimettiti", "Io non chiudo""Le palestre sono vita".

Quelli che non c’erano volutamente in piazza, perché non accettano quel tipo di protesta anche se ne condividono i fini, erano i commercianti di Confcommercio. Lo hanno fatto sapere ieri attraverso il gruppo Horeca associazione ristoratori di Pesaro, a firma di Mario Di Remigio: "Avendo cercato all’inizio e non trovato un’interlocuzione valida con Umberto Carriera per poter manifestare con un obiettivo comune ci dissociamo dalla manifestazione. Continueremo la nostra protesta con le giuste modalità sabato 7 novembre dalle ore 18.30, dopo la chiusura dei locali, in Piazza del Popolo a Pesaro". Il portavoce di Horeca Di Remigio ha parlato di

ro.da.