Delitto del catamarano, la famiglia di Annarita Curina: "Questo strazio non finirà mai"

Parla il legale della skipper pesarese uccisa nel 1988: "Fuga incredibile, i giudici portoghesi hanno trattato De Cristofaro, un ergastolano, come un ladro di galline"

Delitto del catamarano: Pippo De Cristofaro e Annarita Curina, la vittima

Delitto del catamarano: Pippo De Cristofaro e Annarita Curina, la vittima

Pesaro, 22 febbraio 2017- L'avvocato Stefano Tornimbeni  tutela la famiglia di Annarita Curina, la skipper pesarese uccisa da Filippo De Cristofaro nel 1988, e per questo condannato all'ergastolo.

Qualcuno vi ha informato di quest’ultima fuga di De Cristofaro?

«No. Le autorità non ci hanno mai detto nulla in tutti questi anni. Neppure una telefonata né quando hanno arrestato De Cristofaro né in occasione delle sue puntuali fughe. Le vittime devono farsi da parte, come se non abbiano titolo a sapere».

Annarita ha due fratelli: Michele e Renata. Che cosa le hanno detto?

«Che questa tragedia non finirà mai. Ma si stanno chiedendo in che Paese viviamo, dove un assassino viene scarcerato da quattro mesi senza che la magistratura italiana ne abbia contezza. E’ inaudito».

Che cosa può essere successo?

«Il meccanismo diabolico che ha portato alla sua liberazione non lo conosco, ma ciò che è avvenuto è la prova evidente che vige in questo momento un lassismo sconvolgente. Siamo al festival del lassismo».

De Cristofaro di nuovo libero significa rinunciare per sempre a vederlo in carcere?

«Non so se gli sforzi della polizia verranno di nuovo gettati al vento per gli errori e le sviste della magistratura. So soltanto che il supplizio continua e quel dolore infinito per la morte di Annarita è come se ogni volta diventasse più acuto».

Si è chiesto come sia possibile per De Cristofaro trovare sempre un modo di uscire dalle carceri e soprattutto di girare il mondo con i soldi in tasca?

«Speriamo che la polizia riesca a riacciuffarlo e a svelare le sue protezioni. Perché credo che ne abbia veramente ad alto livello. Non può evadere da un carcere nel 2007, essere ripreso un mese dopo in Olanda, avere un permesso premio nel 2014 che sfrutta per evadere ancora, ripreso nel 2016 e dopo cinque mesi esser di nuovo fuori, accorgendosi dopo quattro mesi che De Cristofaro era uscito dal carcere portoghese fresco e riposato. Deve avere qualcuno che preme per lui, che lo finanzia ogni volta, che gli garantisce documenti e viaggi sicuri».

Crede che questa protesta da parte della famiglia Curina possa essere ascoltata?

«E’ difficile pensare che qualcuno voglia fermarsi ad ascoltare le parole dei familiari di Annarita. Non lo hanno mai fatto in questi trent’anni e non credo che lo facciano ora. Ma come legale della famiglia posso assicurare che cercheremo di avere formalmente delle spiegazioni».

Chiederà di incontrare i magistrati di Milano?

«No, non penso. I giudici portoghesi si sono semplicemente dimenticati di avere a che fare con un ergastolano trattandolo come un ladro di galline. E lo hanno liberato. Il problema è che nessuno dall’Italia ha chiesto informazioni sull’esito dell’estradizione».

Perché la famiglia non ha mai voluto commentare l’evolversi della vicenda?

«Era ed è un modo per cercare di superare quel dolore che non finisce mai. Non vogliono parlarne direttamente, evitando i media».

De Cristofaro li ha mai risarciti?

«La corte d’Appello stabilì che i danni andassero quantificati in sede civile. Noi però non facemmo nulla. La famiglia avrebbe speso soldi per niente. E rinunciò a qualunque pretesa risarcitoria. Si disinteressò anche della vendita del catamarano, che per metà era di Annarita. Con la sua morte era finito tutto».