TIZIANA PETRELLI
Cronaca

"C’è un toast nell’indifferenziato". Multa da 100 euro dagli 007 dei rifiuti

Una cittadina di Colli al Metauro è stata sanzionata per del pane bruciato e una busta di minestrone. Altri 50 euro per non aver messo il sacchetto nel contenitore. "Avevano pure le foto. Accanimento eccessivo"

Colli al Metauro, 19 marzo 2024 – Da quando sabato mattina gli ispettori ambientali hanno bussato alla sua porta, multandola di 150 euro per un pezzo di pane bruciato e una carta oleata trovati nel ‘secco non riciclabile’, a Simona Campolucci sale l’ansia ogni volta che deve gettare qualcosa nel bidone. "Il maglione di mio figlio ha un buco. Lo potrò gettare nell’indifferenziato? Nel dubbio lo terrò a vita" dice ironicamente la donna, insegnante di scuola primaria a Colli al Metauro, per allentare la tensione di cui è preda pensando all’assurdità di quanto accaduto. 

"Resto basita da tanto accanimento per una cosa di così poco conto - prosegue - ma quello che mi dà più fastidio è il modo. Io da un funzionario pubblico mi aspetto educazione e gentilezza. Ma non mi sta bene di essere maltrattata verbalmente, per aver sbagliato a gettare un rifiuto".

La donna vive con la famiglia a Tavernelle di Colli al Metauro dove la raccolta porta a porta è stata avviata a luglio scorso.

Simona Campolucci, insegnante di Tavernelle, mostra i sacchi e i bidoncini per la raccolta differenziata. Nel riquadro la foto d'archivio di un toast
Simona Campolucci, insegnante di Tavernelle, mostra i sacchi e i bidoncini per la raccolta differenziata. Nel riquadro la foto d'archivio di un toast

"Sabato si presentano a casa due signori in divisa - racconta - dicendomi che mi dovevano fare la multa perché nel secco c’erano delle cose non consentite. Non mi consegnano però nessun verbale. Dicono che la multa arriverà in un secondo momento: 100 euro per i rifiuti e altri 50 euro, ‘ben più grave’, per aver esposto la busta del secco davanti casa mia senza inserirla nell’apposito contenitore di plastica".

Gli ispettori le mostrano le prove. "C’era la foto di una fetta di pane tostato bruciato. Perché sicuramente uno dei miei figli ha fatto il tost, lo ha scaldato troppo, s’è bruciato e ha buttato la fetta carbonizzata nel secco. Io sinceramente, quando torno a casa dal lavoro, non vado a mettere le mani nell’immondizia per vedere cosa hanno buttato. Sanno che devono differenziare. Avranno pensato che il carbone andava nel secco. Poi c’era la foto di un pezzo di etichetta plastificata dell’imballaggio di Amazon, in pratica quel tagliandino che indica nome cognome e indirizzo. Quindi il rifiuto era senza dubbio il mio. Ma non era carta, non era un imballaggio di plastica… pensavo andasse nel secco, proprio come la carta plastificata in cui il macellaio avvolge la carne. Mi hanno detto invece che anche quella carta puzzolente va lavata e messa nella plastica. Mi sono sono scusata".

L’ultima foto era di una bustina di minestrone surgelato, sporca, "che avrei dovuto lavare e riporre nella plastica e invece è stata gettata lì nel secco. Di solito ci sto attenta, ma evidentemente alcune cose possono sfuggire. Ma 100 euro e tanta intransigenza mi sembrano un’esagerazione".

Da insegnante "mi aspettavo che mi consegnassero un depliant in cui si spieghi chiaramente cosa mettere dove. Invece, dopo avermi detto freddamente che non c’erano scuse per il mio errore ‘perché lei doveva saperlo’, mi ha voltato le spalle e se n’è andato senza neppure salutare".