Il biennio rossiniano si è concluso da oltre 4 anni e mezzo. Ma come siano stati spesi i 700mila euro stanziati dal ministero della Cultura resta uno dei tradizionali misteri rossiniani. Il rendiconto delle spese che per legge avrebbe dovuto essere trasmesso alla presidenza del consiglio dei ministri per l’invio alle Camere entro il 30 marzo 2020, non è mai giunto a destinazione. E’ quanto emerso dall’interrogazione parlamentare e dall’accesso agli atti presentati dall’onorevole Antonio Baldelli: "L’ennesima dimostrazione della mancanza di trasparenza – dice – che permea tutto cio’ che ha a che fare con il Comune di Pesaro nell’epoca di Matteo Ricci".
Tutto ha inizio il 4 dicembre 2017, quando il parlamento approva la legge numero 188, ovvero la “legge speciale Rossini“ con cui per celebrare i 150 anni dalla morte del compositore, si dichiara il 2018 quale anno rossiniano. E si costituisce un apposito comitato per valorizzare e diffondere la conoscenza delle opere rossiniane nel biennio 2018-2019: "Il comitato era composto da personalità locali e nazionali (Gianfranco Mariotti, Luigi Berlinguer, Gianni Letta, Luca Ceriscioli, Matteo Ricci, Ilaria Narici, MInica Maggioni, Olivieri Descotes e Federica Tittarelli) ma era aministrato da personale interno del Comune di Pesaro e il segretario generale era Daniele Vimini – scrive Baldelli – , con tanto di inserimento dell’incarico nel suo curriculum vitae". Vimini risultava alla’epoca segretario generale del comitato rossiniano, vice sindaco e assessore alla Cultura e presidente del Consorzio Marche Spettacoli.
Con la stessa legge il ministero della Cultura assegna al Comitato rossiniano 700mila euro da spendere. Con l’obbligo di presentare entro 90 giorni dal termine delle celebrazioni, ossia il 30 marzo 2020, una relazione conclusiva delle iniziative realizzate e la rendicontazione sull’utilizzo dei contribuiti ricevuti. Relazione e rendicontazione che entro tale data dovevano essere consegnate al presidente del consiglio dei ministri e poi inviata alle Camere. "Eletto deputato ho chiesto – continua Baldelli – ai miei colleghi che erano già in Parlamento se avessero ricevuto la documentazione. Alla loro risposta negativa, ho chiesto al Ministero della Cultura, tutti gli atti relativi al biennio rossiniano e ho anche presentato una interrogazione parlamentare".
Quali risposte ha ottenuto? "Tutto ciò che ho ricevuto è il programma iniziale, ovvero una striminziata sintesi delle cose da fare, redatta all’inizio senza stima dei costi, preventivi, né elenco dei fornitori. Le risposte firmate dai dirigenti del Ministero – aggiunge Antonio Baldelli –, ben tre, sono chiare: nessun documento finale delle attività del Comitato è arrivato a Roma. Pertanto non è dato sapere se le attività realizzate sono coerenti con quelle iniziali, quanto siano costate, a chi sono state affidate e chi ha beneficiato del contributo ricevuto. Ad esempio – insiste il parlamentare di Fratelli d’Italia – la festa in alta quota a Courmayeur del 3 novembre 2018 quanto è costata? Chi l’ha organizzata? E chi vi ha partecipato a spese del contribuente? Noi vogliamo risposte: il termine ultimo è scaduto da tempo. E proprio non vorrei che ci trovassimo di fronte ad un’altra “affidopoli“ senza controlli di soldi pubblici da 700 mila e più euro". Qualcuno alla fine risponderà all’onorevole Antonio Baldelli?