Cento anni fa ci massacravamo per le idee

Nell’ottobre del 1922 a Fossombrone due fascisti morirono in uno scontro con un antifascista. Quando lo presero lo torturarono e uccisero

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FOSSOMBRONE

L’avvento del fascismo, cent’anni fa, non fu una passeggiata di salute, anche se è stato sostenuto, e con ragione, che sarebbe bastato dare l’ordine ai carabinieri dislocati nella Capitale e della Marcia su Roma non si sarebbe fatto nulla.

Se quella fu una faccenda da operetta, nelle province non si scherzò per niente. Neanche a Fossombrone, dove ai primi di ottobre del 1922 (la Marcia fu il 28) per le violenze delle squadre fasciste ci furono tre morti ammazzati, due di parte fascista e uno di parte antifascista, Giuseppe Valenti.

Ne sa qualcosa Renzo Savelli, che queste cose le studia per passione, per mestiere e per fede politica.

"La sezione del Fascio di Fossombrone – racconta Savelli – era stata fondata il 21 maggio 1921, ma prima di quella data si erano iscritte 9 persone, a cui se ne aggiunsero altre 6, soprattutto giovani. A segretario politico fu scelto Antonio Fiorelli, 25 anni, ex-ufficiale. La notte del 2 ottobre 1922 Fiorelli e altri 9 fascisti, fra i quali Fabio Fabi, allievo ufficiale di 20 anni, dopo essersi fermati in un casino per soddisfare i loro piaceri carnali, decisero di dare una lezione a Giuseppe Valenti, un bracciante di 27 anni, detto “Francin“, noto antifascista della Cittadella, che frequentava i comunisti e ce l’aveva coi fascisti. Si dà il caso che quella notte non fosse a casa con la moglie, ma in quella di una sua cara amica che abitava in affitto in uno dei due appartamenti della famiglia Pierucci, in via Pianello".

E quindi?

"E quindi, ormai ben avvinazzati, i fascisti di chiasso ne fecero di sicuro poiché egli aprì la botola e, armato di doppietta, dalla cucina discese lungo la ripida scala di legno nel fondo sottostante, dove al buio attese i suoi nemici. Nell’architrave di legno della porta del fondo fino a 50 anni fa erano ancora conficcati i proiettili sparati dagli assalitori. È qui che accadde la tragedia. Quando i fascisti riuscirono a entrare, temendo per la sua vita fece fuoco e uno dei due che era entrato per primo fu colpito a morte. Gli altri risposero al fuoco, ma senza illuminazione pubblica era difficile individuare il Valenti, così un secondo giovane fascista rimase ucciso, questa volta però da fuoco amico".

Furono fasi un po’ concitate, ne siamo sicuri?

"Lo possiamo affermare senza tema di smentita dato che nessuna autopsia venne fatta sui loro corpi, dal momento che avrebbe potuto sbugiardare la versione ufficiale dei fatti. Atterriti dalla morte dei loro due compagni, gli altri fascisti scapparono e si rifugiarono nella loro sede, che stava al pianoterra del palazzo Vernarecci-Baratoff. Valenti ne approfittò per fuggire e rifugiarsi a Monte Paganuccio, in casa di un coltivatore diretto".

Non finisce qui…

"I due morti fascisti, elevati subito al rango di “martiri della rivoluzione fascista“, ebbero la camera ardente presso la sede del partito e funerali solenni con la partecipazione dei camerati della provincia, Il racconto fascista fu che i due avevano “lasciato la giovane vita in un’ardita impresa per attaccare quello che credevano un covo di comunisti“, pur sapendo che nel 1922 i partiti non erano stati ancora sciolti e le riunioni politiche non erano proibite. Anche in seguito si insisté con tale falsa spiegazione, affermando che c’erano “altri complici rimasti finora sconosciuti“, i cui nomi, se fossero esistiti, sarebbero stati rivelati dal Valenti per far cessare le torture".

La città?

"Fossombrone fu occupata per 4 lunghi giorni dalle squadracce arrivate da varie parti della provincia e della regione agli ordini del federale Raffaello Riccardi, che si vanterà di tutto nel suo “Pagine squadriste“. Egli racconta che “i fascisti e gli indirizzi del posto“ furono loro di sicura guida per attaccare le case e le proprietà dei dirigenti antifascisti, le quali furono danneggiate o date addirittura alle fiamme. E in un altro passaggio afferma che vedeva “nella bassa fra il penitenziario e il ponte aguzzo, ben 120 incendi“. Senza contare le manganellate, l’olio di ricino, i furti e le devastazioni. E tutto con la palese complicità di chi doveva intervenire e nulla fece per far rispettare la legge e l’ordine".

E Valenti?

"Grazie a una spiata Valenti fu arrestato dai fascisti l’8 ottobre, in casa Cini a Monte Paganuccio. Fu picchiato, allungato sopra il cofano di un’automobile e portato lungo il corso a mo’ di preda, senza essere consegnato alla giustizia. Trasportato nella sede del fascio, fu prima selvaggiamente torturato e poi fucilato dietro al cimitero “alle ore quindici e minuti trenta“. L’autopsia rilevò “18 colpi d’arma da fuoco, 38 ferite di pugnale o altra arma da taglio, di cui 19 nella coscia sinistra, 9 nella scapola sinistra, 5 nel braccio sinistro, 3 nella regione ascellare anteriore e 2 nella carotide“".

Convocati nel teatro, i forsempronesi dovettero ascoltare Riccardi vantarsi di aver eseguito "la più rivoluzionaria delle sentenze". L’ufficiale dei carabinieri che avrebbe dovuto arrestarlo seduta stante, gli garantì 48 ore di impunità per dargli il tempo di scappare".