Pesaro, centri estetici. Maxi bancarotta

‘Ateneo srl’, chiesto il processo. "Spariti due milioni"

Aula di Tribunale

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Pesaro, 1 marzo 2019 - Sono marito e moglie. La procura di Pesaro li accusa di bancarotta fraudolenta per aver fatto sparire 2 milioni di euro dalle casse di Ateneo srl, la società proprietaria di una serie di centri estetici tra Pesaro, Fano e Calcinelli, ditta poi dichiarata fallita dal tribunale di Pesaro il 6 novembre 2012.

Solo che prima di far inabissare Ateneo srl, i coniugi fanesi Mirko Tonelli e Michela Micheli avrebbero incassato sia dall’attività in sé che dalla vendita del loro marchio e del ramo d’azienda quasi due milioni di euro (in particolare tra il 2009 e il 2010), senza far transitare quel denaro nei conti della società. I creditori in altre parole, non avrebbero trovato nulla per farsi pagare dalla Ateneo. Ieri, si è svolta l’udienza preliminare davanti al gup di Pesaro con la richiesta di rinvio a giudizio per entrambi i coniugi da parte del pm Giovanni Fabrizio Nardone. L’udienza è stata aggiornata.

A difendere i coniugi è l’avvocato Alberto Alessi mentre si costituirà parte civile con l’avvocato Antonio Seclì la curatela fallimentare che intende recuperare (con quali probabilità è facile prevederlo) la somma sparita.

L’inchiesta con la ricostruzione dei flussi di denaro è stata condotta dalla guardia di finanza mobilitatasi appena è stato dichiarato il fallimento di Ateneo srl. Che è stata per molti anni il simbolo dei centri estetici, con un negozio molto frequentato in galleria Roma a Pesaro.

Ma i guai per la coppia sono abbondamente proseguiti anche nel 2013 e 2014, con tanto di arresto per Tonelli accusato dalla procura di Rimini di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale.

Secondo l’accusa, grazie ad ad una società fittizia creata a San Marino, Tonelli insieme ad un noto gioielliere di Riccione Verni, avrebbero fatto rientrare in Italia il ‘nero’ che avevano depositato in conti correnti sul Titano, simulando vendite fatte dall’Italia a San Marino. In più la Finanza avrebbe ricostruito anche una serie di documentazione bancaria fasulla, realizzata con la ‘consulenza’ di un ex direttore di banca. Il processo è dibattuto a Rimini.