C’era una volta il cavolfiore fanese Torna alla ribalta grazie a un libro

Racconta le vicende della frazione di Metaurilia. Storia del ’principe’ dell’economia locale

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È una storia tutta fanese quella della coltivazione del cavolfiore che ha caratterizzato quasi tutto il Novecento e che oggi torna alla ribalta grazie al libro "Una borgata del cavolo" curato da Pia Miccoli che racconta le vicende della frazione di Metaurilia. "Il cavolfiore – dice l’urbanista Pia Miccoli che lavora al Comune di Fano – è stato il principe dell’economia agricola fanese a partire dagli anni Trenta fino ai Sessanta e oltre del secolo scorso, quando la produzione è scesa vertiginosamente". Tantissimi fanesi di mezza età ricordano ancora i treni merci con a bordo il prezioso ortaggio che da Fano partivano per l’estero, in direzione della Germania soprattutto. Ogni anno erano circa 3.200 vagoni. Il cavolfiore veniva coltivato inizialmente negli orti Bracci, che più tardi si sono chiamati orti Garibaldi, in zona Sassonia, a ridosso delle mura e della ferrovia. Fu una famiglia fanese quella di Romeo Rupoli ad avviare una cooperativa di ortolani e ad impiantare una commercializzazione su vasta scala del cavolfiore fanese una specie tardiva che fiorisce in aprile che, si racconta, perse un po’ delle sue caratteristiche, tra cui l’inconfondibile odore, perché fu "sbiancata" per soddisfare i mercati del Nord Europa. Dai 18mila quintali si passò ai 350mila nel 1966. "Oggi però la produzione del cavolfiore – commenta Denis Bernabucci segretario provinciale della Confagricoltura – è del tutto marginale ed è ridotta a poche decine di migliaia di piante, mentre la specie fanese è stata trapiantata soprattutto in Campania". Fatto sta che agli iniziali orti della Sassonia la produzione si estese a Metaurilia, con la realizzazione della borgata in epoca fascista, divenendo una risorsa fondamentale per le famiglie del posto. La coltivazione e la commercializzazione del cavolfiore rimase fiorente fino agli inizi degli anni Settanta quando subentra la competitività di altri mercati, tra cui quello francese, e così si assiste alla drammatica distruzione del 1978 di tutto il raccolto da parte dei trattori dell’Aima perché non era più conveniente la lavorazione. "Nell’ambito del progetto ‘Metaurilia orto di mare" – aggiunge Pia Miccoli – abbiamo voluto recuperare questa tradizione così diffusa nella frazione fanese attraverso una azienda agricola nata da pochissimo, che si chiama ‘Orto da spiaggia’, formata tutta da giovani appassionati. Abbiamo selezionato all’inizio dei giovani che erano disposti alla conduzione agricole e così quattro ragazzi Cecilia Marconi, Alessandra Mei, Silvia Barbetti e Mattia Filippetti sono stati individuati per portare avanti il progetto sperimentale del cavolfiore fanese".

Silvano Clappis