Fano, il dramma dello chef Ciavarini: "Ristorante allagato per l’ennesima volta, non parlatemi di fatalità"

Il titolare del Locale Atipico punta il dito contro la mancata manutenzione: "Il torrente Arzilla è completamente ostruito". Danni incalcolabili

L'interno del locale, allagato per l'ennesima volta

L'interno del locale, allagato per l'ennesima volta

Fano, 18 maggio 2023 – All’indomani dell’alluvione che ha spazzato via per l’ennesima volta una vita di lavoro, non ha bisogno di solidarietà lo chef Filippo Ciavarini, titolare dell’omonimo "Locale Atipico" di Novilara. Ha bisogno che l’ente preposto pulisca l’alveo del Torrente Arzilla che negli ultimi dieci anni ha sommerso di fango il suo ristorante, almeno 6 volte.

L'interno del locale, allagato per l'ennesima volta
L'interno del locale, allagato per l'ennesima volta

"E’ una vergogna – si sfoga Ciavarini –. Dal nostro ristorante verso Fano ho contato circa 12 dighe naturali di alberi caduti, che si sono messi di traverso. Nessuno li ha mai tolti". Per lo chef, anche questa volta, non si tratta di un evento atmosferico imprevedibile, ma di carenza di manutenzione.

Il Locale Atipico Ciavarini è uno dei ristoranti storici della nostra provincia, con una storia 40ennale, sebbene la struttura in cui sorge (un antico Mulino ad acqua dismesso) abbia parecchi secoli di storia. "Noi siamo in questa casa da 300 anni - racconta chef Filippo -. Siamo nati come mugnai ed è ovvio che nei primi dell’Ottocento i mulini fossero alimentati da energia idrica e quindi, ovviamente, relativamente vicini a un corso d’acqua. Ma i mulini non si allagavano mai perché altrimenti non avrebbero più potuto svolgere il loro lavoro, dar da mangiare alla casa".

Per Ciavarini il problema nasce nel recente passato: "Il nostro mulino ha usato prima la corrente idrica dell’ex vena di Novilara (su cui oggi hanno costruito sopra la strada e la vena d’acqua l’hanno captata per realizzare i pozzi idrici di Novilara) poi il torrente Arzilla, dove - utilizzando il ‘bottaccio’ - è stata creata una deviazione in legno (la "chiusa") circa 200 metri a monte. Quindi il problema non sono le precipitazioni, per quanto straordinarie e rare, ma i corsi fluviali che non scaricano perché ci sono quintali di legna nell’alveo".

Per Ciavarini anche questa volta il danno economico è ingente, non solo per l’attrezzatura da ricomprare ma anche per il mancato guadagno dell’ennesima chiusura forzata. "Mi ci vorranno almeno un paio di settimane per ripulire tutto e riaprire. Ma il problema grosso sono i pezzi di ricambio, l’attrezzatura della cucina che è stata sollevata dalla piena e ribaltata. Friggitrice, fuochi, celle di abbattimento, tutto è stato immerso nella melma, compreso un forno 4.0 che avevo acquistato appena 5 mesi fa, quelli di ultima generazione collegati al wi-fi che mi è costato ben 13mila euro… dubito possa essere recuperato. E soprattutto fino ad ora nessuna assicurazione ci ha mai rimborsato nulla, perché siamo in un mulino".