"Chiarabilli cambia idea sulla piscina"

Rifondazione contro l’assessore: "Quando era all’opposizione era contrario all’acquisto dalla Provincia. Ma ora..."

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"Quando era all’opposizione Chiarabilli disse no all’acquisto della palestra-piscina, perché – tuonò – “era piena di amianto“, sicché era la Provincia (ente proprietario, ndr) che avrebbe dovuto pagare il Comune per prendersela e non viceversa, visto il lavoro di bonifica che era necessario fare. Adesso pare abbia cambiato idea...".

Così, in sintesi, il Circolo di Rifondazione comunista sulla questione dell’acquisto della piscina provinciale da parte del Comune. L’accusa è forte: aver cambiato idea in seguito al cambio di poltrona dalla minoranza alla maggioranza. Se non fosse una presa di posizione ufficiale del partito, si potrebbe anche vedere come l’ennesima puntata del rapporto interrotto tra Renzo Savelli e Michele Chiarabilli.

Ma sentiamo che cosa ha da dire Rifondazione. "Nel consiglio di venerdì 27 maggio – scrive il Circolo – si è deciso l’acquisto del complesso sportivo palestra-piscina intitolato ai nostri partigiani “Marchionni-Lorenzini“ e l’assessore Chiarabilli ne ha chiarito le motivazioni. Quando era all’opposizione egli sparò a palle incatenate contro l’identica proposta della giunta grillina di acquistare dalla Provincia tale complesso sportivo. Motivo: "Quella (la palestra) è una bomba ecologica, piena di amianto, che dovrebbe pagare la Provincia, altro che spendere 20mila euro il Comune. A Pesaro il Comune ha ricevuto degli incentivi per comprarla e noi la paghiamo! Quella necessita di manutenzione straordinaria che il Comune poi dovrebbe prendersene carico".

"Adesso la Provincia cede il tutto al Comune addirittura per 10mila euro (un tozzo di pane!). Perché tanta generosità? Perché bisogna effettuare la costosa bonifica del complesso sportivo. Oggi, non potendo negare il suo precedente severissimo giudizio, egli parla del risanamento di tale edificio (quindi è davvero “pieno d’amianto“) grazie alla “possibilità“ – e non alla certezza – di un finanziamento partecipando ad un bando, di cui ancora ben poco egli ha riferito, quindi non sa. Bando che bisogna ancora vincere, anche se egli ne ha ventilato la quasi certezza".

Prosegue Rifondazione: "L’assessore ai Lavori Pubblici, che ha ricoperto tale carica anche nel periodo 2011-2016, cosa ha aspettato nel passato a chiedere alla Provincia di procedere al doveroso risanamento dell’impianto, dato che era ed è di sua proprietà e competenza? E perché non lo ha fatto quando era all’opposizione contando anche sulla “comunanza partitica“ col presidente? Per paura che il merito del risanamento andasse alla vecchia maggioranza? Cambiare parere su un argomento è lecito e in alcuni casi doveroso, ma diventa irricevibile quando si cambia parere solo perché si cambia la sedia (da consigliere della vecchia minoranza ad assessore della nuova maggioranza), senza portare ragioni adeguate che giustifichino tale cambiamento per cui esso diventa indice di incoerenza e mette in discussione la serietà con la quale era stato formulato il primo giudizio".

Rifondazione poi argomenta che se si rinuncia a chiedere alla Provincia di fare la bonifica e se non si vince il bando, sarà il Comune a rimanere "col cerino in mano".

Di qui la proposta: "Perché non auto-tutelarsi con un atto che preveda espressamente l’effettiva efficacia giuridica dell’acquisto solo nel caso in cui sarà stato vinto il bando? In caso negativo il complesso tornerebbe alla Provincia, che dovrà per forza provvedere alla necessaria bonifica, cosa che doveva già essere stata fatta".

a. bia.