
Da sinistra, il procuratore Claudio Rastrelli, Giorgio Londei e Carla Luminati
Ricordare l’arte e preservarla, guardando al futuro. Se n’è parlato ieri nella sede dell’associazione Urbino capoluogo, che ha ospitato il procuratore del tribunale, Claudio Rastrelli, per un incontro dal titolo “La tutela del patrimonio culturale di Urbino“. Un tema diverso da quelli che di solito si sentono trattare da un procuratore, ma che in una città che vive di cultura è trasversale e diventa centrale anche per chi amministra la giustizia. Rastrelli ha affrontato la protezione del patrimonio urbinate dialogando su tante opere e su vari aspetti che nei secoli hanno anche creato contenziosi, alcuni dei quali risolti, altri ancora in corso: si è andati dalle spoliazioni napoleoniche, che hanno portato a Milano la Pala Montefeltro di Piero della Francesca, all’attribuzione giuridica a Urbino della Muta di Raffaello, "grazie a una sentenza del Consiglio di Stato e all’ottima opera degli avvocati del nostro Foro".
Impossibile, in merito alla tutela dell’arte, non citare il “Furto del secolo“, quando la Muta, la Madonna di Senigallia e la Flagellazione furono rubate da Palazzo ducale nel 1975, e poi recuperate, ma anche un fatto positivo come l’acquisto della Santa Caterina d’Alessandria: "Il filo conduttore che lega questi episodi è che Urbino ha dei capolavori fondamentali per il patrimonio storico-artistico nazionale e mondiale – ha detto il procuratore –. Essi andranno tutelati sempre meglio, ma bisognerà anche pensare, a volte, di consentire al pubblico di rivederli nel luogo dove sono stati pensati e creati e in cui, per vari motivi storici, non si trovano più".
Il rimando immediato è stato alla Pala Montefeltro, oggi alla Pinacoteca di Brera, pallino di Urbino capoluogo e dei suoi presidente e vicepresidente vicario, Giorgio Londei e Ferruccio Giovanetti: "L’idea di un prestito per mostre ed esposizioni potrebbe essere veramente importante per la città – dice Rastrelli –, anche per ricreare interesse attorno al pittore e consentire una rinascita turistica ed economica, che è sempre in via di crescita". Infine, il procuratore ha definito quello che secondo lui è il compito degli urbinati, che lo siano per nascita o per scelta: "L’essere urbinati non viene solo dall’essere nati qui. Se uno viene a Urbino da fuori, come nel caso mio, e s’innamora di questa città che è un museo a cielo aperto, sente poi il dovere, soprattutto se ricopre un incarico pubblico, di tutelarla e preservarla sempre di più".
n. p.