Pesaro, il cliente non paga. Trans sveglia tutti

Notte movimentata nella zona del porto, alla fine arriva la polizia

Polizia

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Pesaro, 21 giugno 2019 - Trans infuriato in baby doll e calze a rete sveglia un’intera via del Porto, nel cuore della notte, a suon di clacson e urla. Il cliente che l’aveva chiamata per fare sesso ci ha ripensato all’ultimo minuto e non si è fatto trovare. Ma lei vuole i suoi soldi e urla che non se ne va finché non esce a darglieli. C’è voluto l’intervento della Polizia per calmare l’animo della professionista del sesso a pagamento e riportare la pace nel quartierino. È successo la notte scorsa, in una via chiusa, dietro la chiesa del Porto. Sono le 4.30 quando il silenzio sulla strada viene rotto da colpi rabbiosi di clacson e urla da basso-baritono.

Una residente guarda dalle fessure della serranda e vede una donna con addosso solo una sottoveste nera, calze a rete, infradito. Capelli biondi raccolti in uno chignon e occhiali da vista, tormenta il cellulare con le unghie laccate di rosa. Cammina su e giù per la via, scrive, chiama e grida: «Voglio i miei soldi, esci fuori, io sto lavorando, non mi fare perdere tempo!». Ma il suo interlocutore fantasma non si presenta. Il nervosismo aumenta. E pure le urla. Così la residente apre la porta e scopre il perché di quel fracasso. «Salve sono Sharon – le fa la donna seminuda mentre le va incontro – sono una transessuale, sono venuta da Rimini perché uno della via mi ha contattata. Ma ora non si fa vedere, mi trova delle scuse, dice che ha la polizia in casa. Non è vero. Io sono venuta per lavorare. Ora voglio solo i miei soldi. Quelli di stasera. E pure altri che mi doveva ancora dare. Poi me ne vado».

Ma ormai dietro le finestre, tutti gli abitanti sono saltati giù dal letto. La residente protesta, la invita al silenzio e rientra in casa. Ma Sharon, arrivata in compagnia di un amico, non molla. Passa in rassegna i numeri civici. E intanto continua a telefonare, messaggiare, urlare all’indirizzo del suo cliente. Che continua a non palesarsi. Ma a rispondere via cellulare. Alla centrale operativa della Questura arrivano diverse chiamate. Tra cui quella della residente intervenuta per prima.

Che esce di nuovo di casa e avvisa Sharon che arriverà la Polizia. E con lei, il trans si sfoga e spiega le sue ragioni. «Ero già venuta qua a febbraio – racconta Sharon, nome d’arte di Marco, 31 anni, originario di Napoli, ma a Rimini da tanti anni – e già in quella occasione non aveva pagato tutto quello che avevamo pattuito. C’era la nebbia, non mi ricordo più in che casa sono entrata. Stasera mi ha richiamata. Mi ha fatto venire da Rimini prima per 250 euro. Poi nel frattempo ha detto che aveva solo 100. Mi sono detta: vado lo stesso, prendo i soldi e, se non mi dà il resto, me ne vado». Dice che l’ha anche minacciata: «Mi ha detto che se non me ne vado mi colpisce con un coltello da 40 centimetri». Nel frattempo, arriva la Polizia. «Si metta nei miei panni. Ho perso tempo e soldi» si rivolge all’agente, che controlla i documenti e la invita ad andarsene. A Sharon non resta altro da fare. Ma si scusa: «Mi dispiace molto di aver svegliato i residenti». Risale in auto e riparte. Il cliente resta tappato in casa. Per molte ragioni.