"Con le note ci sospenderemo in aria"

Angelo Branduardi anticipa lo spirito del suo concerto in programma venerdì al Teatro Sperimentale

"Con le note ci sospenderemo in aria"

"Con le note ci sospenderemo in aria"

di Claudio Salvi

“Confessioni di un malandrino“ è il titolo non nuovo di uno spettacolo a firma di Angelo Branduardi a cui piace sparigliare le carte per proporne ogni volta una versione diversa. Al Teatro Sperimentale venerdì sera (ore 21), nell’ambito della rassegna Playlist di Amat, sarà in scena un autore-musicista-cantante tra i più solidi e ricchi di talento e idee della musica italiana. Passato attraverso la classica, quella antica del Cinque-Seicento, la musica barocca ma anche il pop, il progressive, il folk inglese e irlandese, e affrontando con curiosità ognuno di questi generi, ha dato vita ad un genere specifico che non ha eguali nel panorama della canzone d’autore.

Un po’ chansonnier, un po’ menestrello, un po’ riscopritore di suoni e atmosfere antiche ma anche ricercatore, Angelo Branduardi rappresenta un unicum che sintetizza in sé cinquant’anni di carriera spesi all’insegna dell’intelligenza, del gusto e della curiosità. Ad accompagnarlo sarà il polistrumentista Fabio Valdemarin, suo compagno di viaggio da ormai molti anni. L’esibizione si basa sul violino e la chitarra di Branduardi e sulla "piccola orchestra" di Valdemarin che, oltre al pianoforte a coda, suonerà chitarre e fisarmonica.

"Saranno eseguiti brani – ci spiega lo stesso Branduardi – che si rifanno alla musica del periodo classico più arcaico e che fanno parte della raccolta Futuro antico".

Ma il pubblico le chiederà sicuramente anche i brani antologici.

"Ci saranno anche quelli, certamente. Diciamo che questa volta si tratta di un concerto piuttosto anomalo, sicuramente coraggioso. Siamo solo in due: abbiamo lavorato in sottrazione per arrivare all’essenziale. Ci saranno dei brani di musica antica e diverse cose che non suono da tempo ma che ho voluto inserire su suggerimento dei miei fan più fedeli".

Ha fatto una sorta di sondaggio?

"In un certo senso sì. Ci sono brani che avevo completamente dimenticato ma che evidentemente avevano lasciato delle tracce. E allora eccoli di nuovo in questa nuova dimensione".

Che tipo di dimensione avrà questo spettacolo?

"Direi onirica. Essendo in due dobbiamo volevamo evocare il lato del sogno di creare nel pubblico un senso di pace, di tranquillità. E mi pare che ci stiamo riuscendo. Ecco mi piace questa immagine eterea che crea il nostro concerto; io e Fabio anche a Pesaro cercheremo di elevare il teatro di mezzo metro da terra, di regalare al pubblico questa sensazione di sospensione, di volo".

Un lavoro di sottrazione. Meno strumenti ma anche meno decibel.

"In un certo senso sì, anche se – a parte i primi periodi – non ho mai suonato a volumi esagerati e di decibel ne ho sempre usati quel tanto che basta".

Musicista, cantautore, chansonnier, menestrello. Chi è Branduardi oggi?

"Mi lasci rispondere come il canto di un trovatore dell’anno Mille: “Io sono il trovatore e sempre vado per paesi e città. Or che sono arrivato fin qui, lasciate che prima di partire, io canti“. Ecco io sono quel trovatore".

Lei è passato indenne per epoche e generi, ma sempre coerente e originale. Come definirebbe la sua musica?

"Citerei una frase di Ennio Morricone con il quale ho avuto l’onore di collaborare. “Essendo la musica l’arte più astratta è per questo quella che si avvicina di più all’assoluto“. La sua era una dimensione mistica, quasi religiosa ma sintetizza perfettamente il senso. Ogni nota lascia un’emozione e dare una definizione, cercare di catalogare qualcosa che di per sé è astratto, è un esercizio inutile".