"Con l’Interquartieri rischiamo il default"

Lettera esplosiva quella del dirigente Pietro Celani: "Estrema incertezza. L’opera potrebbe essere definanziata e i bilanci sarebbero ingessati per anni".

"Con l’Interquartieri  rischiamo il default"

"Con l’Interquartieri rischiamo il default"

L’interquartieri rischia di essere un pozzo senza fondo. Se saltano i finanziamenti o i lavori si interrompono, il Comune si indebiterebbe per 15 anni lasciando a pane e acqua gli altri servizi. Meglio pensarci bene prima di prendere un mutuo. Lo dice, usando parole forbite, il dirigente Pietro Celani con un parere scritto alla giunta. E’ una lettera potenzialmente esplosiva quella che Celani ha inviato ieri sera al sindaco e al suo esecutivo, nonché ai consiglieri comunali, al termine di una riunione di giunta che aveva per oggetto una proposta di delibera per una variazione di bilancio riferita al finanziamento della strada interquartieri e della nuova Biblioteca Federiciana.

Per quanto riguarda quest’ultima (la biblioteca), "ove si concretizzi l’affidamento dei lavori – si scrive –, l’ente sosterrebbe a regime un mutuo per 8 milioni che comporta una rata annuale di circa 700mila euro (15 anni al tasso del 4%) oltre alle altre spese connesse e correlate; evenienza che, unitamente ai rischi relativi alla strada interquartieri, non è sostenibile dall’ente". Sono in effetti i rischi connessi alla strada interquartieri i più preoccupanti. Infatti la realizzazione dell’ultimo tratto (il cui contratto va stipulato entro il 30 giugno), "nonostante la diligenza e professionalità dei dirigenti coinvolti, non pare ormai realisticamente conseguibile" si scrive. Salvo proroghe.

"Tale situazione – ancora Celani – determina una estrema incertezza giuridico-amministrativa" in più "la pubblicazione del bando rischia di non aver contezza della data di consegna del cantiere a cui si aggiungono i tempi di redazione del progetto esecutivo da parte della ditta aggiudicataria". Tra l’altro si fa anche riferimento a due ditte nazionali interpellate "che hanno tutte declinato la collaborazione indipendentemente dal possibile elevato compenso". E se venisse selezionato un soggetto non affidabile, i lavori potrebbero non essere conclusi, con il rischio di un "definanziamento totale".

Che fare in quel caso? Il Comune dovrebbe completare comunque l’opera pubblica, con un mutuo che determinerebbe "la completa rigidità di bilancio con una rata annuale di euro 1,7 milioni circa (15 anni al 4%) e che costringerebbe ad individuare opzioni radicali di gestione atte all’abbattimento del debito (alienazioni massive - blocco totale del turn over del personale - riduzione significativa dei servizi sociali ed educativi - aumento cospicuo del prelievo da Aset spa compromettendone l’autonomia e l’effettiva capacità gestionale)", per non parlare di un lungo e incerto contenzioso con il privato appaltatore.

Benedetta Iacomucci