SOLIDEA VITALI ROSATI
Cronaca

Congedo parentale per lui: "In azienda resta un tabù"

È uno dei temi emersi nel seminario sulla conciliazione tra tempi di cura e lavoro. Ma diventare madre è soprattutto una sfida per le donne: il 20% si licenzia.

Daniele Barucca, ingegnere e babbo

Daniele Barucca, ingegnere e babbo

L’elemento critico da superare è certamente quel 20% di donne che è costretta ad abbandonare la propria occupazione, appena diventa madre, per l’impossibilità di conciliare i tempi di cura con quelli del lavoro. E’ leggermente sopra il dato nazionale quello che caratterizza la resilienza marchigiana e che vede un 5% in più di donne che riescono comunque a barcamenarsi, tra famiglia e lavoro. Il report di Save the children 2025, chiama queste donne “Le equilibriste“.

E’ stato questo il dato maggiormente critico sul piano sociale che è stato ribadito ieri durante il seminario sul tema della conciliazione tra il tempo di cura e quello del lavoro, organizzato dal Comitato unico di Garanzia della Regione (Cug). L’approfondimento è avvenuto in Provincia con la presenza della vice presidente del Cug Margherita Mencoboni, dell’assessore regionale Stefano Aguzzi, del direttore generale Marco Domenicucci e ha offerto gli interventi, molto apprezzati, di Massimo Censi, funzionario Cug e della giurista Piera Campanella, dell’Università di Urbino. Proprio la docente nel citare il report ha reso l’idea di quale prodezza sia oggi il diventare madre ricordando la materia normativa sui congedi parentali e sui diritti e i doveri del tempo di cura. Purtroppo la stessa professoressa ha evidenziato il divario tra la teoria e la prassi e che questo approda in una discriminazione di genere. "L’8% dei part time delle lavoratrici marchigiane è involontario – ha detto poi Censi –. E’ legato alla scelta obbligata di ridurre l’impegno lavorativo per l’impossibilità di fare fronte, altrimenti, alla crescita dei figli". Campanella ha sottolineato come antidoto al fenomeno dell’uscita dal mondo del lavoro delle donne lo sviluppo della rete di supporto (asili, servizi all’infanzia).

Nella pausa del seminario intervistiamo un padre. Quando parli del figlioletto, Lorenzo a Daniele Barucca, ingegnere del Genio Civile, si illuminano gli occhi. E’ stato tra i primi, nel 2022, ad usufruire del congedo di paternità, passato da un solo giorno a 10 giorni. "E’ stato importantissimo poterne usufruire – testimonia –, soprattutto in assenza di altri aiuti come i nonni. Lavorando nel pubblico è stato immediato avere il congedo. Ma nel privato so bene che anche un congedo di dieci giorni rappresenti un problema. Non è ben visto l’uomo che si assenti per seguire la famiglia. Anche perché nelle piccole aziende il personale è sostituito con difficoltà. E’ un errore: credo che sia una battaglia culturale da vincere".

Solidea Vitali Rosati