"Contagi in aumento: senza Usca chi assisterà i pazienti a casa?"

Ma chi si occuperà dei pazienti a domicilio, con i contagi in netto aumento e senza più Unità speciali di Continuità Assistenziale (le Usca) i cui contratti, scaduti il 30 giugno scorso non sono stati rinnovati, dopo la fine dello Stato di emergenza? Lo chiede con interrogazione urgente il vicepresidente del Consiglio regionale, Andrea Biancani (Pd).

"Nelle ultime settimane – evidenzia Biancani – si registra un aumento dei contagi. Se questi pazienti non troveranno una risposta tempestiva nell’assistenza territoriale si rivolgeranno al Pronto Soccorso, con il rischio di una rapida, ulteriore diffusione ospedaliera del virus e il sovraccarico di lavoro per gli accessi inappropriati ai servizi di emergenza-urgenza”. "Le Usca da ieri non sono più operative, quando sarà riattivata l’assistenza domiciliare? – domanda Biancani – E’ urgente assumere medici, ma la Regione a fronte di questa situazione interviene tardi e con una proposta che rischia di far disperdere il patrimonio di esperienza e affidabilità rappresentato dalle Usca, decisive nelle fasi dure della pandemia perché hanno spesso garantito l’assistenza a casa".

In una nota diffusa dal Dipartimento Salute, su indicazione dell’assessore alla sanità, è stata comunicata la possibilità per questo personale medico di continuare ad operare con prestazioni di continuità assistenziale, o con contratti di collaborazione per 3 mesi, prorogabili fino al 31 dicembre, a 24 ore settimanali. "Questi contratti, oltre ad offrire una prospettiva occupazionale breve, al massimo sei mesi, non prevedono una remunerazione ragionevole – sostiene Biancani - Il parametro di riferimento è quello del compenso base di circa 24 euro lordi all’ora, notevolmente più basso dei 40 euro riconosciuti finora al personale delle Usca, che coincide con quello previsto per le Guardie Mediche. E’ chiaro che queste condizioni penalizzanti, che stanno già provocando l’indisponibilità dei medici a svolgere le Guardie Mediche, disincentiveranno i professionisti ad accettare. Che cosa succederà se non ci saranno sufficienti medici per la presa in carico domiciliare dei pazienti in caso di focolai?"