
L’ingresso del tribunale di Urbino. Lieto fine per una famiglia di Fossombrone
Otto anni per salvare la casa. Il giudice del tribunale civile di Urbino dà l’ok: "Debito insostenibile, colpa anche delle banche". Lui operaio, lei impiegata in un agriturismo. Due figli, un sogno: una casa di proprietà. Firmarono un mutuo nel 2005 ma vent’anni dopo quel sogno si è trasformato in una zavorra da 140mila euro. Il Tribunale di Urbino, però, ha appena offerto una via d’uscita: un piano di ristrutturazione del debito da 500 euro al mese per 8 anni e 4 mesi. Poco meno di un mutuo, ma stavolta con un finale diverso. Dietro l’omologa c’è una vicenda che sa di quotidiano, più che di eccezionale. Lavori stabili ma non ben pagati, un mutuo da 120mila euro contratto nel 2005 per acquistare una casa a Fossombrone, poi rinegoziato nel 2008 con l’aumento della rata a 761 euro mensili. Aggiungiamoci un altro finanziamento da 15mila euro per ristrutturare l’abitazione, le solite spese familiari che crescono, lo stipendio che invece cala (del 16,5% nel 2014), la perdita del lavoro da parte della moglie. Ed ecco la tempesta perfetta: la famiglia scivola nel sovraindebitamento. Nel 2024, arriva l’azione esecutiva sul loro immobile. Ma i coniugi non si arrendono: presentano un piano per evitare la vendita all’asta, mettendo sul piatto 61.800 euro con un versamento mensile costante di 500 euro, un anticipo del Tfr da 6.800 euro e un aiuto straordinario da parte dei figli per 5.000 euro. In cambio, chiedono di mantenere la casa e chiudere la procedura. Il giudice accetta.
La vera stoccata, però, arriva ai creditori. Il Tribunale certifica che alcune banche hanno concesso mutui e prestiti senza una vera analisi del "merito creditizio". Un esempio? Nel 2005, la rata da 600 euro pesava per il 45 per cento sullo stipendio del marito, ben oltre i limiti di sostenibilità. Secondo i calcoli dell’Occ (Organismo di Composizione della Crisi), non avrebbe dovuto superare i 294 euro. Eppure, fu concesso lo stesso. La banca, dunque, ha fatto male i conti precludendosi la possibilità di opporsi al piano. Il piano durerà più di otto anni, ma la giurisprudenza è chiara: la durata non è un problema se il percorso è sostenibile e più vantaggioso rispetto alla vendita forzata. E in questo caso lo è: la casa, valutata 67.800 euro, in asta avrebbe fruttato appena 36.000 euro netti. Da tutto questo arriva un messaggio chiaro: chi si indebita senza dolo ha diritto a una seconda possibilità.