Adozioni gay a Pesaro, il Comune dice no a coppia lesbica

Voleva iscrivere il figlio all’Anagrafe. Il prefetto Cincarilli ha già chiesto il parere al Ministero dell’Interno: "Agiamo senza pregiudizi"

L'anagrafe di Pesaro

L'anagrafe di Pesaro

Pesaro, 21 agosto 2018 - Due donne pesaresi, conviventi tra loro, hanno chiesto all’ufficio di Stato civile di poter trascrivere come figlio di entrambe il bimbo avuto da una delle due attraverso la fecondazione assistita all’estero. E’ il cosiddetto ‘stepchild adoption’, l’adozione di figlio affine. Che in Italia non è riconosciuto. L’ufficio di Stato civile pesarese, a differenza di quello del comune di Gabicce per il caso dei due ‘papà’, non ha avallato la richiesta ma ha girato il quesito alla prefettura titolata al controllo e da questa, per conoscenza, alla procura della Repubblica. Gli uffici prefettizi hanno istruito poi la pratica inviando il quesito al ministero degli Interni per avere una risposta il più possibile omogenea col resto d’Italia.

Dal ministero non sono giunti chiarimenti, almeno per ora, anche se si possono intuire quali saranno dopo le prese di posizione di qualche settimana fa del ministro Salvini («i figli devono avere un padre e una madre») ma intanto la coppia non rinuncia a cercare di ottenere il riconoscimento chiesto. Che si scontra con legge italiana e nello stesso tempo trova accoglienza con l’interpretazione che ne hanno fatto molti tribunali italiani (Roma, Torino, Trento, Napoli e persino la Corte di Cassazione) perché con sfumature e motivazioni diverse il principio a cui i giudici si sono attenuti è stato in sintesi questo: «...la capacità, e la possibilità, di essere genitore non dipende esclusivamente dal legame biologico fra il genitore e il nato, bensì dalla consapevole e volontaria decisione di allevare ed accudire il nato».

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Ma nello stesso momento, la legge n. 76/2016, più nota come Legge Cirinnà che ha permesso le unioni civili tra persone dello stesso sesso ha lasciato nel dubbio la possibilità di adottare i figli dei partner. Da qui, la gimkana dei comportamenti da parte dei comuni e anche dei tribunali, molti dei quali rigettano le richieste di iscrizioni come padri e o madri allo Stato civile perché in violazione con l’ordine pubblico.

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Nel caso della coppia femminile di Pesaro che intende essere riconosciuta come genitori paritari per il bambino appena nato, appare scontato che sarà necessario ricorrere al tribunale per ottenere quanto richiesto. Non va dimenticato che la procura di Pesaro ritiene prioritario il rapporto biologico tra nascituro e padre o madre e pertanto non acconsente, impugnandole davanti al tribunale civile, iscrizioni nei registri comunali di bambini nati all’estero, riconosciuti in quel Paese, ed entrati in Italia come figli di due padri o di due madri con certificazione dello Stato straniero.

Ma in Italia ci sono casi simili con riconoscimento ottenuto. Ad esempio a Napoli, dove il tribunale ha recepito la decisione di un Tribunale francese dichiarativa di ‘stepchild adoption’ ordinando allo Stato Civile italiano di trascrivere nei registri anagrafici i bambini quali figli di due donne. Una decisione impugnata dalla procura generale ma ribadita dalla Suprema Corte (ordinanza n.14007/2018) la quale ha escluso la possibilità di rifiutare la trascrizione nei registri degli atti di nascita dell’adozione di un minore concessa all’estero in funzione sempre dell’interesse del minore. In altre parole, è legittimo per la Cassazione (ma ogni caso è a sé) riconoscere lo status di figlio di due genitori dello stesso sesso (biologico di uno e adottivo dell’altro) perché questo è nell’interesse del minore e non turba l’ordine pubblico nazionale e internazionale.

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Ma per arrivare ad affermare tutto questo, per il caso della coppia omosessuale femminile pesarese, serve attendere prima di tutto la risposta del ministero e il conseguente comportamento dello Stato civile di Pesaro. Nel caso di un probabile rifiuto, la coppia dovrà affidarsi alla giustizia più che alla legge vigente visto che questa non permette la ‘stepchild adoption’. Molti tribunali italiani invece sì, ma tra questi non c’è quello di Pesaro.