Coronavirus Pesaro Urbino, altri sette morti. Chiudono negozi e ristoranti

Si tratta di pensionati e quasi tutti di età superiore agli 80 anni, l'ultima vittima è un 94enne

Crescono i contagi da Coronavirus (Ansa)

Crescono i contagi da Coronavirus (Ansa)

Pesaro, 10 marzo 2020 - Si aggrava il bilancio dei contagi e dei decessi in provincia di Pesaro Urbino. Ieri una giornata tragica: sette le vittime nelle Marche, tutte della provincia di Pesaro e Urbino, pensionati e quasi tutti di età superiore agli 80 anni. E oggi si aggiunge un altro decesso: la vittima è un 94enne della provincia di Pesaro e Urbino. Il bilancio, ora, è di 13 morti nelle Marche. Intanto i negozianti e i ristoratori fanesi decidono per la chiusura. 

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Il Gores (Gruppo operativo regionale per l’emergenza sanitaria) e le autorità sanitarie hanno tenuto a ribadire il fatto che la maggior parte dei pazienti avesse diverse patologie pregresse. Cresce il numero dei tamponi positivi: in provincia di Pesaro e Urbino sono ben 296, ovvero 50 in più di ieri. 

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​Negozi chiusi in centro storico a Pesaro

«Noi ci fermiamo, anche se il decreto Conte non ce lo impone. E’ giunto il momento di far prevalere il buon senso». Parola dei negozianti del centro storico. Ieri, circa un centinaio di loro, ha deciso di abbassare le proprie saracinesche. Il provvedimento del governo, firmato nella notte di lunedì ed entrato in vigore ieri (10 marzo, ndr), di fatto, pur classificando tutta l’Italia come «zona protetta», non impone la chiusura dei negozi. Che potrebbero ancora rimanere aperti, pur facendo rispettare la distanza di un metro tra i clienti. Ma i commercianti hanno deciso di fare squadra e di chiudere, per scelta, i proprio locali, con l’obiettivo di «contrastare il più possibile l’avanzata del coronavirus». Lo hanno annunciato in piazza del Popolo, in un’assemblea all’aperto, supportati dalle associazioni di categoria, Confcommercio e Confesercenti. Ad ascoltarli, anche il sindaco Matteo Ricci e l’assessore alle attività economiche, Francesca Frenquellucci. «Abbiamo deciso di chiudere – spiega Roberto Ragaglia, titolare di Linea Uomo –, probabilmente fino al 3 aprile. Il nostro presidente del Consiglio, da inesperto, ha emanato un decreto scritto male. In queste situazioni, ci vuole una decisione condivisa: o chiudono tutti o nessuno. Tra l’altro, noi bottegai, non siamo stati nemmeno menzionati nel decreto, fino ad ora è stata fatta troppa confusione». 

 

La serrata dei ristoranti e negozi fanesi

Sessanta ristoratori del Fanese, resteranno chiusi fino al prossimo 3 aprile, giorno in cui è prevista la scadenza dell'ultimo Dpcm con le norme restrittive per far fronte all'infezione di coronavirus. Una scelta volontaria "per non alimentare lo spostamento di persone", condivisa attraverso il motto 'La salute prima di tutto' e la voglia di lanciare "un segnale di grande responsabilità, ma anche un forte richiamo ad un impegno del mondo politico e sindacale a non vanificare questo pesante sacrificio, poiché il governo centrale ad oggi non si è assunto la responsabilità di imporre lo stop a queste attività economiche, per non assumersi il rischio di dover erogare dei contributi statali di sostegno". I ristoratori che resteranno chiusi ricordano le "decine (centinaia) di famiglie che traggono il proprio sostentamento economico da questa attivita'" e chiedono annullamento di tasse, tributi ed imposte per tutto il periodo di validità del decreto ministeriale, a cominciare da quelle comunali come rifiuti, acqua e suolo pubblico.

Anche il commercio chiude a Fano. Sentiti numerosi operatori del Centro storico e non solo, la Confcommercio comunica che da domani – mercoledì 11 marzo- e sino a data da definire, la maggioranza delle attività commerciali della città abbasserà le serrande dei propri negozi. Verranno mantenute aperte le imprese alimentari così come alcuni attività particolari di servizi. Una iniziativa presa dalle imprese cittadine nell’interesse dei singoli e della collettività, delle imprese e dei lavoratori delle stesse aziende. "In un momento così pesante come mai si era potuto registrare anche questo vuol rappresentare un atto concreto per arginare quanto più possibile il fenomeno con l’augurio che tutti possano tornare al più presto alla normale vita quotidiana", si legge nella nota di Confcommercio.

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