Coronavirus, Burioni "I test sierologici? Misurano la febbre del contagio"

Il virologo Burioni promuove le analisi del sangue che vanno a caccia degli anticorpi del virus, ma avverte: alcuni non attendibili

Roberto Burioni

Roberto Burioni

Pesaro, 22 aprile 2020 - "Da un lato dobbiamo capire cosa è successo. Dall’altro, avere il termometro per misurare la febbre del contagio in maniera efficace". Il professor Roberto Burioni spiega con la consueta efficacia la funzione dei test sierologici, le analisi del sangue che vanno a caccia degli anticorpi che hanno sconfitto il Coronavirus, offerti da ieri su base volontaria ai dipendenti dell’ospedale Marche Nord.

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Oms e Istituto superiore di sanità si sono accostati con molta prudenza a questo tipo di diagnostica, perché? "Dovrebbe chiederlo a loro – risponde il virologo dell’istituto Vita-San Raffaele di Milano -. C’è però un dato di fatto: stiamo pensando a come riaprire le attività, ma questo deve accadere in tutta sicurezza. Se devo fare una dieta, necessariamente compro anche una bilancia per sapere cosa succede assumendo un determinato regime alimentare. Ecco, in questo momento il test sierologico ha la stessa funzione, ci aiuterà a capire quante persone hanno, o hanno avuto, la malattia" Quante sono a suo avviso? "Secondo l’Imperial college di Londra è stato infettato almeno il 10 per cento della popolazione, ma è una solo una stima. In teoria potremmo avere risultati più ottimistici" I test sono anche un buon metodo per individuare i soggetti immuni, è così? "In questo momento ci dicono solo se l’individuo è stato infettato. Però sappiamo che tutti i virus respiratori danno un certo grado di immunità, quindi speriamo che lo faccia anche il Covid19. Ma lo scopriremo strada facendo: se avessimo la prova che tutti coloro che hanno avuto la malattia non la contraggono la seconda volta, vorrebbe dire che non sono più a rischio". Qual è il target di individui da analizzare? "In prima battuta si fa sui sanitari perché sono quelli che sono stati più a contatto col virus. Ora che si è allentata la pressione sugli ospedali, è arrivato il momento di cercare la strategia migliore per andare avanti".  

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E’ bene farli anche sulla popolazione? "Se vogliamo metterci nelle condizioni di capire come intervenire, o non intervenire, dobbiamo sapere quanti sono i casi nelle Marche e necessariamente ricorrere a un campione statistico. Sicuramente in futuro dovrà esserci un sistema molto pronto a fare diagnosi col tampone e isolare subito i positivi" I cittadini sono attirati da questi test, fanno bene a farli? "In generale sono sempre contrario al fai da te in campo sanitario. E poi di questi test ce ne sono innumerevoli che non hanno la sufficiente specificità e possono rappresentare un inutile spreco di denaro, oltre a produrre risultati poco attendibili".

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E le aziende? "Non posso pronunciarmi, sono in conflitto di interesse". Finché non avremo il vaccino dovremo abituarci a farli? "Ad oggi, visto che il contagio è ancora diffuso, possiamo solo mettere in atto le precauzioni: distanza, mascherina e comportarci come se fossimo tutti positivi. Giorno per giorno. Io incrocio le dita per il Rof: è difficile fare previsioni, ma è consentita la speranza"