Coronavirus Pesaro Urbino, la provincia dei decessi sembra più a nord

I numeri dei morti posizionano le vittime del territorio al settimo posto in Italia. La località più a sud, l’unico territorio provinciale del Centro

Il Coronavirus ha colpito in particolare la provincia di Pesaro e Urbino

Il Coronavirus ha colpito in particolare la provincia di Pesaro e Urbino

Pesaro, 2 maggio 2020 - Ai cronisti che seguono il virus non possono sfuggire le incongruenze numeriche e di motivazioni sugli effetti dell’epidemia, soprattutto dal lato dei decessi. Più morti ci sono, più polemiche nascono e si sviluppano sul perché tutto questo sia accaduto, sul perché i focolai sono in alcune città rispetto ad altre, se i numeri dei morti sono collegabili alla qualità della risposta sanitario, se i numeri rispondono, come si sostiene, alla realtà delle cose. Come ha capito ormai chi segue lo sviluppo dei numeri di contagi, malattie, terapie intensive e statistiche, sapremo, forse, la realtà di quanto accaduto tra un po’ di tempo. Abbiamo cercato di spiegare perché le percentuale dei decessi vanno fatte sul numero totale degli abitanti e non sul numero dei contagi. Possiamo però anche cercare di raccontare come ci sia una provincia in particolare, Pesaro e Urbino, che potrebbe davvero far parte dell’Emilia Romagna, sui numeri del contagio e dei morti. Mentre fa parte delle Marche in particolare come principale e forse unico focolaio dell’epidemia.

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Le Marche hanno confermato il loro essere una regione al plurale. Con Ascoli rimasto quasi fuori dal contagio, anche grazie al rinvio in extremis, su indicazione della Regione, della partita Ascoli-Cremonese del 22 ferbbraio. Mentre la provincia di Pesaro e Urbino potrebbe trovarsi ai vertici dei decessi come fosse un’area della Lombardia o dell’Emilia del nord. Pari o a pochissima distanza, soprattutto sui morti, da Piacenza, Bergamo e Lodi.

In questo caso riproponiamo il tasso grezzo di mortalìtà come punto di riferimento. Nel rapporto tra decessi ed abitanti. La graduatoria statistica mette in fila i risultati dei morti per centomila abitanti di Piacenza (258,5), Bergamo (255,9) e Lodi (247,8). Al quarto posto c’è Cremona, che era a Pesaro con la Vanoli, come Brescia che è quintacon 170,9 decessi. E poi tocca a Pavia con 150,9 morti per ogni centomila abitanti. Il resto della Lombardia infatti, seppure massacrata dal virus, ha, nuneri inferiori. A cominciare da Milano (72,8). Questo partendo dai dati raccolti da uno studio sui 50 giorni complessivi che vanno dall’inizio dell’epidemia, verso il 25 febbraio, al 17 aprile scorso. Uno studio basato soprattutto su Lombardia ed Emilia Romagna, più che Piemonte e Liguria.

Ma siamo riusciti ad infilare in questa proiezione matematica anche la provincia di Pesaro e Urbino con i suoi 483 decessi equivalenti ad una media diretta di 134 morti per ogni centomila abitanti. Più o meno la stessa statistica della seconda provincia emiliana, Parma con 132,6 morti. Il che vuol dire che la provincia di Pesaro e Urbino sarebbe la settima per mortalità in Italia. Più avanti di Mantova, Alessandria, Lecco e Sondrio, tutti però al di sopra dei 100 morti per centomila abitanti residenti Il doppio di Reggio Emilia, il triplo di Modena e il quadruplo di Bologna. Ferrara e Ravenna non c’entrano quasi nulla con il resto dell’epidemia al nord.

Se vogliamo insistere sui numeri assoluti Pesaro e Urbino potrebbe essere paragonata, a livello di morti, con la vicina Rimini. I 330 mila residenti della vicina provincia di Romagna, compresi gli ex della ValMarecchia, sfidano i 360 mila di Pesaro e Urbino. I morti però sono di più sotto il Tavollo ed il Conca: quasi mille dal 23 febbraio al 4 aprile contro i 600 del Riminese. Il che vorrebbe dire che le final Eight di basket hanno battuto il Sigep con i suoi gelati in questo un po’ macabro risultato finale. In termini assoluti Piacenza, Bergamo, Brescia, ma anche Mantova e Parma superano Pesaro e Urbino. Per certi versi le percentuali fanno meno male alla nostra provincia, che viene scavalcata sui numeri dei morti, che non sono assoluti e che possono ingannare, anche da Parma, Mantova e affiancata di Alessandria, la peggiore delle province piemontesi. La stessa stima viene fatta in particolare sulla percentuale dei decessi certificati covid fino al 19 aprile. Percentuali che raggiungono il 71% dei morti assoluti a Piacenza e Pesaro Urbino, superando ogni altra provincia anche massacrata come Lodi, Brescia e Begamo. Ma qui entriamo nel campo dei morti fantasma e dei numeri che non tornano. Ne riparleremo.