Coronavirus Pesaro, morto Raniero Cecchini. Musica e basket le sue grandi passioni

Non ce l'ha fatta l'ex cestista e notissimo dj, tra i fondatori di Radio Veronica, nelle parole della compagna Alida. Il microfono forse gli è stato fatale

Una intensa immagine di Raniero Cecchini

Una intensa immagine di Raniero Cecchini

Pesaro, 21 marzo 2020 - «Spero che trovi tanta musica in cielo", dice tra le lacrime Alida Bacchiani che per oltre dieci anni è stata accanto a Raniero Cecchini, morto ieri notte nel reparto di rianimazione del San Salvatore. "E’ dura pensare – continua – che se n’è andato così, anche perché abbiamo tutti sperato che ce la potesse fare ed è duro pensare che se ne vada senza un addio. Poi era buono, ha fatto lavorare tanti giovani ed ha formato una generazione di Dj".

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Raniero Cecchini, aveva 66 anni. E’ un’altra croce che il Coronavirus ha piantato in città. Si spento dopo 16 giorni passati in rianimazione. Avvolto da una cosa che forse odiava: il silenzio. Un personaggio, Raniero Cecchini: ha attraversato la vita di più di una generazione di pesaresi: prima giocatore di basket con la maglia del Loreto, quando la città si scaldava ancora per gli scontri tra le squadre dei quartieri; poi è stato tra i fondatori, nel 1977, di Radio Veronica una delle emittenti musicali più ascoltate del centro Italia. "Uno spirito libero, grande conoscitore della musica, l’anima musicale della radio", lo definisce Davide Canducci che fu tra i fondatori dell’emittente. L’amicizia con Claudio Cecchetto ed con altri artisti lo ha portato poi ad entrare nel mondo dell’organizzazione dei concerti: nel corso degli anni ha portato a Pesaro i grandi della musica: da Carlos Santana, a Celentano, da Elton John a Lucio Dalla tanto per citarne alcuni. Quindi Fiorello, grandi artisti a Forum di Milano per la convention della Swatch; poi i Jethro Tull a Cesena. Viveva di note e di musica ed è stata forse questa passione che lo ha portato in braccio al Coronavirus: due serate, a fine febbraio, una delle quali alla Baia del Porto di Paolo Cantini, a Baia Flaminia, anche lui portato via dalla "peste".

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«Da quando gli è morta la madre – racconta la cugina Manuela Forlani – è venuto ad abitare da me a Trebbio della Sconfitta, lasciando la casa in centro. Ha iniziato ad avere le fabbre i primi del mese. Poi non ce l’ha più fatta e si è fatto ricoverare. In questi giorni mi sono accorta quanto era amato e quanti amici aveva. Tenevo i contatti con il fratello Roberto che si trova ora davanti al Brasile, in una nave da crociera messa in quarantena. Perché, anche lui musicista suona e canta". Paolo Gurini, cresciuto nel Loreto basket e salito agli onori della serie A e della nazionale, lo ricorda così come giocatore: "Ci ho giocato assieme: aveva talento e soprattutto una grande grinta. Era uno che avrebbe potuto anche calcare la serie A se avesse smesso di fumare. Ma di là di questo, buono, una gran brava persona".  

m.g.