Procurava telefoni cellulari ai detenuti, perché potessero avere contatti con l’esterno, violando così palesamente la norma penale che punisce chi agevola e fornisce questi dispositivi a chi è recluso in carcere. Con questa accusa un agente del corpo della Polizia penitenziaria della casa di reclusione di Fossombrone, è stato arrestato e condotto egli stesso in carcere, dove verrà interrogato nei prossimi giorni.
L’uomo era in servizio da tempo nella casa circondariale di Fossombrone, in quella che negli anni ’70 era stata scelta dal generale Dalla Chiesa tra le carceri di massima sicurezza del territorio nazionale. L’arresto è avvenuto ieri pomeriggio dopo una perquisizione effettuata dal personale del nucleo investigativo regionale della Polizia penitenziaria di Bologna e dal comando della stessa casa di reclusione di Fossmbrone. Dopo essere stato seguito e controllato, l’uomo è stato trovato in possesso, mentre stava prestando servizio sul luogo di lavoro, di diversi involucri che contenevano alcuni smartphone con relativi accessori: caricabatterie e cuffie auricolari. Già questa una palese violazione della norma penale che puniosce chi agevola o fornisce questi dispositivi ai carcerati.
Gli inquirenti però sono andati oltre e hanno effettuato altri accertamenti recandosi a casa dell’agente. Qui hanno scoperto altri involucri che contenevano altri dispositivi telefonici ed accessori. Non solo. Gli inquirenti hanno scoperto anche una cospicua somma di denaro in contanti che l’indagato aveva ricevuto quale prezzo per la corruzione. Grazie infatti ai telefonini che egli aveva fornito, i detenuti potevano mantenere contatti con l’esterno. Un’azione ripetuta nel tempo. Secondo quanto scoperto dagli inquirenti e secondo quanto si apprende da fonti investigative, l’agente di polizia penitenziaria era in procinto di consegnare altro materiale per comunicare con l’esterno del carcere ai detenuti, ricevendo in cambio somme di denaro. Un comportamento, il suo, che stava destando sospetti da tempo. Le indagini infatti sono partite su sollecitazione della stessa direzione della casa di reclusione e sono state condotte e coordinate dalla Procura della Repubblica di Urbino che si è avvalsa dell’opera del nucleo investigativo regionale della Polizia penitenziaria. Dopo l’arresto lo stesso agente è stato condotto in carcere. Presto l’interrogatorio.
Davide Eusebi