L’invecchiamento precoce di elettrodomestici, abiti e accessori è un tema in voga, soprattutto per questioni ambientali. "L’usa e getta" crea immondizia da smaltire; pattume, in circolazione, ne abbiamo anche troppo. L’usa e getta era in voga in età romana, società "globalizzata" e consumista. Il colle Testaccio di Roma è una discarica di anfore da carico impiegate per un solo viaggio dalla Betica (Spagna) sino a Roma, per essere svuotate del loro contenuto e cestinate. Quindi la nostra società non è così differente, su questo aspetto, da quella classica.
Nella scorsa uscita della rubrica ho iniziato a trattare "l’obsolescenza" dei castelli. Un castello non è un’anfora che si prende e si getta all’occorrenza. Chi costruiva un castello impiegava anni e lo faceva come investimento. Nessun geniere medievale avrebbe immaginato che anche i castelli sarebbero divenuti obsoleti a causa dell’invenzione della polvere pirica. È il XIV secolo, inizia a diffondersi la polvere da sparo. Impiega tempo a contaminare le architetture difensive, ma nella metà del XV secolo il gioco è fatto: le fortificazioni sono mutate.
Le nuove fortezze hanno gioco facile, vengono edificate tenendo conto delle armi da fuoco, alcune rimpiazzano vecchi fortilizi. Compaiono torri tozze, ribassate, spesso riempite di terra alla base, per risultare più elastiche nei confronti degli urti. Si preferisce il modulo circolare, perché si ritiene che sfugga ai proiettili di bombarda (la rocca di Senigallia, rocca Costanza a Pesaro). Ma le fortificazioni obsolete che non potevano essere "gettate vie"? Problemi su problemi, come nel caso di interventi, odierni, di ristrutturazione su abitazioni "vecchie".
(*docente di Archeologia cristiana, tardoantica e medievale, Università di Urbino; uscita 440)