Così la Pala del Bellini è visibile ai ciechi

Realizzato un bassorilievo prospettico della celebre opera conservata ai Musei civici, tale che i disabili visivi possono toccarla e leggerla

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La Pala del Bellini, punta di diamante della collezione ai Musei Civici di Pesaro, finalmente sarà visibile a tutti, ciechi ed ipovedenti inclusi. Nessuna metafora. Da ieri, giorno di presentazione ufficiale del bassorilievo prospettico realizzato dallo scultore Stefano Manzotti, non solo l’opera di Bellini potrà essere toccata e quindi letta dai visitatori, disabili visivi, ma verrà compresa maggiormente grazie ad una serie di informazioni – quelle tattili appunto – che ne spiegheranno ulteriori particolari e contenuti anche a chi, fino a ieri, l’ha vista con i soli occhi. "Una ricchezza di linguaggio espressivo – ha osservato lo scultore – che nemmeno io osavo immaginare di scoprire".

Partiamo però dall’antefatto. Come è nata l’idea di “trasdurre“ la Pala del Bellini? "E’ stato merito della professoressa Loretta Secchi dell’Istituto dei ciechi Cavazza e della sua passione per l’arte – ha detto ieri Valeria Castri, collaboratrice di Maria Mencarini, presidente provinciale dell’Unione ciechi –. Conoscere l’arte con superficialità è una perdita che non possiamo permetterci. Con Uic abbiamo cercato i fondi. Il progetto è stato sostenuto economicamente dai fondi Otto per mille della chiesa Valdese che ha creduto e finanziato l’iniziativa per intero".

Tanto che Mencarini ieri nel ringraziare la Chiesa Valdese, più volte ha parlato di dono importante. L’intera operazione che ha visto il coinvolgimento di un team di una mezza dozzina di esperti, con aggiunti corsi di formazione per le guide turistiche curati dalla docente Eleonora Borromeo dell’Irifor nazionale è valsa sui 40mila euro di investimenti privati. Galeotta dell’emancipazione dei musei civici pesaresi, sempre più proiettati verso l’abbattimento delle barriere architettoniche e sensoriali è stato il progetto messo in fila dall’Unione italiana ciechi con la collaborazione tecnica del Museo tattile Anteros di Bologna, la supervisione scientifica di Loretta Secchi dell’Istituto dei ciechi Cavazza e di Eleonora Borromeo dell’Irifor; la partecipazione dei liceali del Mengaroni di Pesaro guidati dalla professoressa Segal in capo al progetto Art for all; la collaborazione del Comune di Pesaro; della Regione Marche e vari altri partner.

Oltre al bassorilievo prospettico, che trasduce la scena principale realizzato esclusivamente a mano con l’impiego di tecnologie ad impressione Minolta e tecniche all’avanguardia magistralmente espresse dallo scultore Manzotti la narrazione “inclusiva“ della Pala del Bellini è completa di 11 disegni a rilievo che raffigurano i soggetti presenti su pilastrini e predella con le relative descrizioni in Braille e a carattere ingrandito. Alla conferenza, accompagnata dla consigliere regionale Nicola Baiocchi, ha fatto la sua seconda visita ufficiale a Pesaro la neo assessore alla cultura, all’istruzione e pari opportunità Chiara Biondi. Il forte impatto sociale dell’operazione ha richiamato l’attenzione del network cittadino su cui convogliano molte associazioni del terzo settore come il Centro del volontariato presiduto dal consigliere comunale Thomas Nobili. Immancabile la presenza di Marco Perugini, presidente del Consiglio comunale con delega al Peba, il Piano urbano per l’abbattimento delle barriere architettoniche, protagonista al fianco dell’Uic della citata emancipazione. Come Tiresia, l’indovino della mitologia classica, Maria Mencarini ha prefigurato nella collaborazione con l’Ente Olivieri, rappresentato ieri dalla direttrice Brunella Paolini, la possibilità di trasdurre pezzi fondamentali del Museo archeologico. "La realizzazione dell’opera non è l’unica fase del progetto – ha spiegato Mencarini dopo un interminabile elenco di ringraziamenti che hanno compreso il consigliere regionale Biancani, gli assessori Murgia e Pandolfi – dal momento che l’esperienza dell’esplorazione tattile del bassorilievo deve essere supportata da una guida esperta per una comprensione ‘completa’ che possa coinvolgere la memoria del corpo e della mente. Per questo motivo, il progetto ha visto anche un’attività di formazione aperta a tutte le guide museali".

Solidea Vitali Rosati