Costi e poco personale, ecatombe di attività

L’assessore Lucarelli: "Il commercio nazionale è in crisi e la nostra città è solo lo specchio di questa situazione. Faremo uno studio"

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Esercizi commerciali che abbassano le saracinesche e ristoratori costretti a mettere fine alle loro attività. È l’amara istantanea che regala il commercio fanese sempre più vessato dai costi di gestione e dalla carenza di personale.

Le vetrine del centro storico mostrano infatti sempre più foto di monumenti (l’iniziativa dell’amministrazione Seri per coprire la bruttura delle vetrine sfitte) e sempre meno mercanzia appetibile per lo shopping. Alla crisi che investe il comparto commerciale si aggiunge purtroppo la totale assenza di un piano politico e amministrativo in grado di valorizzare il centro. "Il commercio nazionale è in crisi e la nostra città è solo lo specchio della situazione nazionale - commenta Etienn Lucarelli -. Vanno fatte delle azioni e noi da questo punto di vista faremo uno studio strutturato sull’economia della città, perché il problema non è mettere in campo un’azione singola, ma capire come agire insieme. Per farlo però bisogna capire come cambia la capacità di spesa dei cittadini, la mentalità di acquisto, qual è l’evoluzione delle varie merceologie, come si evolve il commercio digitale rispetto a quello tradizionale. Bisogna fare uno studio per capire quale tipo di manovra si può fare. E, come abbiamo annunciato l’anno scorso, lo faremo presto". Ma per Claudio Abbondanzieri, titolare dell’agenzia immobiliare Remax specializzata nel settore commerciale "non servono gli studi per valorizzare il centro storico tanto meno servono le fotografie di Fano sulle vetrine - dice - occorre invece aumentare le tasse sugli immobili sfitti: solo così si incentivano i proprietari a metterci dentro le attività a prezzi congrui. Perché non è possibile pagare 3mila euro al mese per 40 metri quadri". Snocciola i numeri di un’ecatombe di attività commerciali, Abbondanzieri.

"Al momento come agenzia abbiamo mandato per la vendita di una quindicina tra negozi e ristoranti nel solo centro storico - prosegue -. Molte sono ancora aperte. Perché la verità è che anche quelli che vanno bene ora stanno iniziando a pensare di lasciare, prima che le cose peggiorino. In pratica è tutto in vendita. Perché è difficile portare avanti un’attività con questo aumento dei costi e i minori introiti; poi c’è la carenza di personale che impedisce di tenere aperto in continuità perché non si riesce a fare una turnazione e infine ci sono tutti gli improvvisati degli ultimi anni, che hanno fatto danni a loro stessi e agli altri". Per Abbondanzieri l’attività commerciale per molti è stata vista "come opportunità per uscire dal mondo della dipendenza". Tant’è che molti hanno aperto in locali commerciali non adibiti al loro scopo. Facendo enormi investimenti non ponderati.

"La realtà è che da noi viene gente che vuole fare la ristorazione perché ‘la mamma fa bene le tagliatelle’ e poi te li ritrovi l’anno dopo a vendere perché hanno fatto male i conti. Nel frattempo però hanno creato un danno d’immagine per il centro perché questi continui apri e chiudi non danno una bella fiducia in tutto il resto. In centro storico è più eclatante questo discorso, perché qui c’è anche la difficoltà ad arrivarci. In 23 anni di attività non ho mai visto tutte queste vetrine vuote. Una volta avere la vetrina sul corso era una certezza, ora non fa differenza dove sei e forse conviene spostare l’attività al Fano Center".

Tiziana Petrelli