Covid cura, il farmaco della speranza a Marche Nord

L’azienda ospedaliera, prima in Italia, inizierà una sperimentazione con l’Inositolo, in collaborazione con il professor Bizzarri della Sapienza

I relatori del convegno a Fano

I relatori del convegno a Fano

Pesaro, 15 luglio 2021 - La chiamano la ’molecola della speranza’, perché sarebbe in grado di ridurre la proteina che favorisce il virus. In pratica inibirebbe la cosiddetta "tempesta citochinica" che è alla radice della polmonite interstiziale caratteristica del coronavirus. Il farmaco in cui si trova la molecola in questione è l’inositolo, e presto partirà una sperimentazione proprio nell’azienda ospedaliera Marche Nord, la prima in Italia e non solo. Ne è stata data notizia ieri, durante il convegno scientifico tenutosi alla Pinacoteca San Domenico di Fano, a cui ha partecipato anche il prof. Mariano Bizzarri, professore di patologia clinica e Patologia generale al Dipartimento di Medicina sperimentale dell’università Sapienza di Roma. Sarà il prof Bizzarri a collaborare con l’azienda per l’avvio della sperimentazione, che partirà entro l’anno, anche in base al’evoluzione del quadro pandemico.

"Ancora una volta, dopo gli anticorpi monoclonali – spiega il dottor Gabriele Frausini, direttore di Medicina Interna nonché direttore scientifico del convegno – Marche Nord si pone all’avanguardia nell’approccio terapeutico rispetto al Covid-19. Questo farmaco verrà impegato attraverso una sperimentazione assolutamente sicura, dal momento che faremo uno studio sui sieri prelevati dai pazienti, dunque non direttamente sui malati che quindi non corrono alcun rischio".

Dopodiché, sotto la guida del prof. Bizzarri, personaggio eclettico che coniuga la passione scientifica con quella artistica – espone quadri a Palazzo Pitti – verranno valutati i risultati che al momento sembrano assolutamente incoraggianti. Senza considerare, si dice sotto voce, che il farmaco utilizzato costa molto meno di qualsiasi altro e viene prodotto in Italia, a Roma. Con il prof. Bizzarri , per altro, l’azienda ospedaliera ha già avviato un’altra sperimentazione, quella dei tamponi salivari molecolari, del tutto simili a ’lecca-lecca’ da somministrare ai pazienti in ospedale riducendo enormemente l’invasività. Insoma, come ha detto il direttore generale Maria Capalbo, l’intenzione è quella di "non abbassare minimamente la guardia mettendo in campo tutta la nostra esperienza per combattere questo subdolo nemico in uno scenario epidemiologico apparentemente sotto controllo ma incalzato dall’imprevedibilità delle varianti". Tra l’altro gli studi sperimentali di Bizzarri sono stati finora condotti su pazienti a domicilio, che è un altro di quegli aspetti che piacciono molto a certa parte dell’opinione pubblica, convinta che la pandemia sia stata affrontata con un approccio troppo ospedaliero. «Qualunque cosa accadrà in autunno – dice il direttore Frausini – non credo che potremo trovarci di nuovo nella situazione delle precedenti ondate. E questo grazie ai vaccini e magrado le varianti. Per esempio si è visto che una vaccinazione incompleta non copre dalla variante Delta, per cui si sta ragionando sulla riduzione al minimo possibile dell’intervallo tra la prima e la seconda dose. Praticamente il contrario di quello che è stato fatto nel Regno Unito, che pure ha dato in qualche modo i suoi risultati riducendo morti e casi gravi".