"Covid, la terapia a casa poteva salvare tante vite"

Il farmacologo dell’Università di Urbino e l’appello a lungo inascoltato "La burocrazia ha fermato tutto, ma ora l’Aifa può approvare le linee guida"

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di Luigi Luminati

Il professor Piero Sestili si aspetta che l’Aifa con la nuova gestione del presidente Giorgio Palù approvi e diffonda le linee guida per curarsi da casa dal Covid. L’Ordinario di Farmacologia dell’Università di Urbino ha richiesto questa indicazione da fine aprile, con tanto di appello ufficiale inviato su posta elettronica certificata all’Aifa. "Fino a ieri non abbiamo avuto alcuna risposta ufficiale. Eppure l’appello era firmato da trenta tra docenti universitari, medici e farmacisti. Però pare che adesso finalmente qualcosa si muoverà".

La vostra linea era puntare su una possibilità terapeutica anti infiammatoria da utilizzare senza ricovero ospedaliero. "Proprio così. Un’intuizione che molti medici hanno utilizzato in fase di cure a domicilio che non è mai stata considerata".

Una terapia che poteva risparmiare molti sforzi.

"Poteva risparmiare vittime, ricoveri, terapie intensive sia nella coda delle prima ondata sia nella seconda fase della malattia dopo l’estate".

Invece?

"Invece non ci ha mai risposto nessuno. Si è puntato più sull’attesa nell’affrontare la malattia, sull’ospedalizzazione più che sulla terapia domiciliare. Il presidente dell’Aifa Giorgio Palù sta cambiando le cose. Ora attendiamo le linee guida. Meglio tardi che mai".

Ma di chi è la responsabilità di questo ritardo? Della politica? "Direi di no. Il nostro appello è arrivato al ministero sia dall’onorevole 5 Stelle Emilio Carelli, sia dal sottosegretario Alessia Morani. Diciamo che la burocrazia ministeriale ha ritenuto di non rispondere agli appelli. In italia funziona così: la burocrazia può fare tutto, nemmeno spiegando il perché".

Lei aveva avanzato dubbi sulla scelta terapeutica della tachipirina.

"Potrei rispondere come ha fatto Palù: ‘La tachiripina può essere inutile se non dannosa nella cura a domicilio o in ambulatorio’. Diciamo che ci stiamo muovendo così come avviene per gli anticorpi monoclonali".

I medici si sono arrabbatati. "Beh, è passato un anno e ancora attendiamo le linee guida farmacologiche ministeriali. Eppure il nostro appello sull’uso degli antivirali è stato fatto proprio dai medici, che hanno rischiato in proprio".

Soprattutto i medici di base. "Ecco in tanti andrebbero ringraziati. Loro hanno fatto lo slalom nella burocrazia ministeriale. Noi non ci siamo riusciti". Possiamo dire che con quelle terapie ci sarebbero stati meno morti?

"Sui centomila che stiamo raggiungendo probabilmente sì. Sui ricoveri certamente sì. Se ne potevano risparmiare centinaia e centinaia. C’era la possibilità di prevernire l’aggravamento della malattia".

Difficile battere la burocrazia, dunque.

"Il nostro documento aveva firme autorevoli e preparate scientificamente ma non è bastato. Si è perso nei meandri dei funzionari ministeriali. Ma ad Aifa è arrivato...".

Ci riproverà?

"Sicuramente, ci siamo appoggiati su indicazioni farmacologice solide".