
Macerata Feltria non è stato l’unico luogo dove si è parlato di sanità nei giorni scorsi. Anche a Sant’Angelo in...
Macerata Feltria non è stato l’unico luogo dove si è parlato di sanità nei giorni scorsi. Anche a Sant’Angelo in Vado, all’agriturismo i Palazzi, ospedali ed entroterra erano al centro di un dibattito che ha visto la presenza di Michele Caporossi (foto), manager della sanità già direttore generale dell’ospedale di Torrette. Invitato dal socialista vadese Fabio Guerra, ha raccolto intorno a lui medici, imprenditori, manager ed avvocati e l’incontro non ha potuto che toccare i temi della sanità: "In passato - ha detto Caporossi -, sono stato direttore generale di aziende sanitarie in tre regioni dove c’era forti squilibri nel territorio e in qualche modo ne siamo venuti a capo, nelle Marche invece il dibattito si è sempre tenuto sulla dicotomia "strutture sì o strutture no". Siamo fermi a questo retaggio di quando ogni comune aveva il suo ospedale ma oggi l’approccio ai problemi è totalmente differente. Nella sanità non servono polemiche ma progetti delimitati nel tempo che portino vantaggi a tutti. Questo non è il momento di propaganda, non ce la possiamo permettere perché siamo già in ritardo. Usciamo dalla medicina di attesa ed entriamo nella medicina di iniziativa, valorizzando e rendendo il giusto merito a una figura fondamentale come il medico di famiglia. Parliamo meno delle strutture ospedaliere e iniziamo a tenere in considerazione i rapporti medico paziente e le risposte che si ricevono dalla sanità. Proprio per questo mettersi in fila al Cup è una soluzione medievale". Spieghi meglio. "Oggi oltre il 40% dei cittadini ha almeno una malattia cronica. Questi pazienti hanno bisogno di una risposta concreta e veloce, una presa in carico diretta senza CUP ma passando dal medico di famiglia che li monitora e li conosce. Andiamo quindi a potenziare la medicina del territorio dove i medici di medicina generale non possono essere burocrati che demandano ad altri. Si prenotino direttamente gli esami dallo studio medico e il medico si faccia carico di alcune prestazioni specialistiche come ecografia, elettrocardiogramma, o spirometria. Chiaramente per questo serve potenziare, nobilitare e rendere di nuovo attrattiva la professione del medico di base".
Il futuro dei piccoli ospedali? "Non possono esistere ospedali per bacini di utenza di diecimila persone perché non saranno mai performanti, attrattivi per i medici di eccellenza e competitivi nelle prestazioni. Creiamo, invece, piccole strutture che diventano fondamentali per la prevenzione con una strumentazione adeguata: è questo l’esempio dell’Europa".
Andrea Angelini