Pesaro, la Croce Rossa all'Asur: "Pagate gli arretrati o blocchiamo i servizi"

L’azienda sanitaria da tre anni non salda gli stipendi ai dipendenti e le spese dei mezzi. Manca una firma che congela tutto

Volontari e dipendenti della Croce Rossa durante un trasporto

Volontari e dipendenti della Croce Rossa durante un trasporto

Pesaro, 6 ottobre 2022 - E’ partito l’ultimatum all’Asur. "O pagate, o dal 12 di ottobre cessa la convenzione". Ad inviare una lettera senza appello sono tutte le Croce Rossa della provincia, e non solo loro.

Perché si minaccia il blocco dei servizi? Perché da tre anni l’Asur non paga e ci sono arretrati, com’è il caso di Pesaro, che ha 80 dipendenti più i volontari che lavorano gratuitamente, che vanta un credito che si avvicina a 300mila euro. Intorno ai 60mila euro il comitato di Marotta che ha 15 dipendenti. A scendere poi tutti comitati, piccoli e grandi, sono con l’acqua alla gola. Il ‘blocco’ dei pagamenti pare sia dovuto alla mancanza di una firma da parte di un funzionario. La ragione non si sa ma questo passo burocratico sta bloccando di fatto tutto l’iter dei pagamenti.

Un dipendente della Cri di Marotta, Luca Bedetti, dice: "Io non ho ricevuto lo stipendio di agosto e siamo indietro anche con il versamento dei contributi. E noi per prestare servizio la benzina nei mezzi la dobbiamo pagare. Tenendo conto che andiamo avanti con gli anticipi in fattura pari al 90% delle spese sostenute e visto che non pagano da tre anni, dobbiamo avere quasi 60mila euro dall’Asur. Una situazione che non è mai venuta a galla perché c’erano remore da parti di tutti i comitati perché l’istituzione è quella della Croce Rossa".

Il mese scorso tutti i presidenti della provincia che guidano questi importantissimi presidi sanitari, si sono rivolti al direttore dell’Asur Magnoni per sbloccare la situazione. Ma non essendoci state risposte, sono partite le lettere in cui si annuncia che dal 12 ottobre, se non vengono regolarizzate le situazioni pregresse, scade la convenzione. Una vicenda che coinvolge centinaia di persone da sud a nord della provincia, dal mare agli appennini, tanto che ad esempio la Croce Rossa Valconca in un documento scrive: "E’ incredibile che da parte del medico direttore del servizio non sia compreso che le associazioni di volontariato che garantiscono il 118 ed il trasporto sanitario programmato stanno da anni anticipando con scoperto di conto corrente le attività di soccorso. Nessuno vuole sottrarsi ai controlli dovuti ma, in questo caso diventa omissivo che chi ordina non si fida dei suoi uffici e dei registri informatici del sistema regionale. Possiamo cadere nella burocrazia, ma chi avrà bisogno di assistenza in emergenza potrà trovare una responsabilità colposa in colui a cui è affidato il compito di tutelare un pubblico servizio. Auspichiamo un deciso intervento da parte della direzione aziendale e della Regione".

L’altra faccia della medaglia di questa situazione è il cosiddetto secondo lato debole: la popolazione che trova negli uomini della Croce Rossa così come in tutte le altre associazioni del trasporto sanitario, un aiuto concreto che va dal trasporto ai malati fino alla consegna dei pacchi cibo per le famiglie disagiate.

Tutti alla canna del gas, ma la situazione di Pesaro è pressoché esplosiva: "Alla fine di questo mese – dice il presidente Antonio Brancadori – o verso i contributi arretrati o pago gli stipendi senza mettere nel conto i solleciti che arrivano dalle officine meccaniche per le riparazioni dei mezzi. Una situazione da non dormirci la notte perché ci sono 80 famiglie che attendono lo stipendio, dall’altra parte se si superano i 100mila euro di contributi non versati, l’evasione fiscale diventa un reato. Ancora aspettiamo i soldi del 2019 che sono circa 30mila euro. Poi c’è tutto il 2020 e tutto il 2021. Ora il problema non è più rinviabile".