Da Ravenna per svelare i segreti dell’elica militare

Si fa avanti un museo specializzato in ricerche su reperti bellici: "Possiamo risalire all’equipaggio e all’ultima missione compiuta"

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La grande elica d’aereo imbragata dalla reti del motopesca Joachi‘, a circa venti miglia davanti Pola, sull’altra sponda dell’Adriatico, sta diventando un oggetto ricercato. Si sta infatti interessando a questo frammento di relitto della seconda guerra mondiale un museo di Ravenna che si è specializzato proprio nella ricerca di questi relitti militari. Una storia particolare perché questa associazione "attraverso il numero di matricola dell’elica può risalire non solo alla nazionalità del relitto, che è la cosa più facile, ma anche a chi era il comandante ed anche da chi era composto l’equipaggio – dice l’avvocato Giancarlo Venturi che sta facendo da tramite il museo di Ravenna con i pescatori che hanno imbragato l’elica –. Non solo questo, si riesce anche a sapere qual è stata l’ultima missione compiuta e da dove arrivavano prima di precipitare in mare".

Il perché di tutto questo lavoro è legato ai dispersi e cioè ai tanti militari fantasmi, i famosi militi ignoti. "In questo momento non ci sono problemi a risalire e a trovare tutti queste informazione perché tutti i documenti non sono più segretati, per cui si può avere accesso". "Con questo lavoro fatto dal museo di Ravenna – continua Venturi – sono risaliti a una ventina di militari dispersi: l’ultimo caso è quello di un ufficiale inglese. Un lavoro che ha portato a rintracciare i parenti e alla fine sono riusciti anche a organizzare il funerale, dando sepoltura a questo militare".

Un po’ quello che si vorrebbe fare partendo dalla matricola di questa elica di alluminio, che è stata per più di due settimane all’interno dello ‘Joachi’, poi qualche giorno fa è stata prelevata e trasportata all’aeroporto cittadino. "Ora è depositata all’interno dell’hangar 2 a disposizione dell’aeroclub. E’ lì dentro in comodato d’uso – dice Massimo Ruggeri, l’ad dello scalo –, ma io onestamente non l’ho nemmeno mai vista".

L’avvocato Venturi, che è venuto a sapere di questa storia attraverso Carlino Bertini, un uomo che ha passato una vita in mezzo ai pescatori, aggiunge anche un particolare a questa vicenda: "L’alluminio, dopo tanto tempo passato in mare, lasciato all’aria aperta e senza nessun trattamento, rischia col tempo di polverizzarzi. E’ quindi importante che si pulisca ora per andare a vedere il numero di matricola e quindi risalire alla storia di questo aereo". Secondo informazioni non confermate pare che accanto all’elica ci fosse anche il motore e qualche pezzo della carlinga.

m.g.