Dagli anni Trenta al dj Storia di un’edicola

Migration

Una edicola che non espone giornali ma che ha sedie e tanto di postazione dj sul tetto è un caso di evoluzione della specie o qualcosa di cui è difficile capire il perché e il percome? Prendere l’edicola della Pescheria, all’incrocio metropolitano scolpito nei secoli fra corso XI Settembre e le vie Cavour e Mazzini, a cui sta succedendo questo e non sarà la sola, e provare a tirare il filo che la regge è come seguire vita e miracoli di una piccola cappella di campagna. Correvano, anzi marciavano, gli anni Trenta del XX secolo, quando la signora Tecla Mazza, che poi gestirà anche il cinema "Astra", inaugura la prima edicola in Pescheria, a fianco alla scuola elementare "Perticari", quelle belle casette di una volta, con la cupoletta e i fregi un po’ liberty. Passa la guerra e anche l’edicola passa di mano, arriva la famiglia Cesarini, prima con la madre e poi col figlio, il futuro avvocato Aurelio. Lei è sorda come una campana, sulle spalle sempre uno scialle, "la scialéna" in gergo, devi urlare come un folle per sapere se è arrivato il nuovo Tex Willer o Kinowa, fumetti d’epoca, ma lei ti guarda sorridendo beata ripetendoti cosa vuoi bel ragazzino. Più deciso e sbrigativo l’avvocato Aurelio, che non conosce mediazioni né personali né tanto meno politiche.

Gli chiedi il "Carlino" e lui ti risponde che i giornali non ci sono, c’è solo "L’Unità", l’unico che conta. Proletari di tutto il mondo unitevi. Ma i tempi incalzano, i Cesarini tramontano, arrivano prima Carla Bonerba, poi la famiglia Urbinati e infine l’oggi. Da tempo l’edicola è un cubo di legno e vetro quasi standard, contenitore moderno più che la casetta calda di un tempo. E un bel giorno gli Urbinati decidono che la chiudono, anzi prima vanno come in ferie ma la storia non cambia. I tempi, i soliti tempi che cambiano, perfino l’odore della carta stampata era ormai sovrastato da quello della plastica dei giocattoli e dei "gadget". E un altro bel giorno ripassi e vedi che montano le poltroncine sul tetto dell’edicola e di sera ci faranno musica. E la stampa bellezza? Sì, nei film. f.b.