Dalla rianimazione ai fornelli "Che gioia, malgrado tutto"

Chef Rolando Ramoscelli ha riaperto lunedì il suo ristorante dopo oltre due mesi di chiusura tra lockdown e Covid: "Ero intubato, ma non hai mollato"

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di Sandro Franceschetti

Dopo oltre due mesi di chiusura, lunedì ha rialzato la saracinesca il ristorante ‘Da Rolando – cucina dialettale’ a San Costanzo. Una riapertura bella e attesa, perché il suo titolare, il noto chef e scrittore Rolando Ramoscelli, 72enne, ha combattuto e vinto una drammatica battaglia contro il Covid, che l’ha portato per un mese all’ospedale, passando anche per la Terapia intensiva.

Chef, ci racconti: che effetto le ha fatto tornare al suo lavoro?

"Una sensazione meravigliosa. Essere qui nel locale con mia moglie Palmina dell’Accademia Nazionale Italcuochi e mia figlia Roberta, sommelier professionista, e poter accogliere alcuni dei nostri clienti mi ha riempito il cuore di gioia. Per l’occasione ho indossato anche la spilla conferitami dalla Confcommercio nel 2019 per i miei primi 50 anni di attività".

Lei è stato ricoverato in ospedale per un mese e ha trascorso una settimana intubato in terapia intensiva. Che ricordi ha? Ha avuto paura di non farcela?

"E’ stata un’esperienza molto difficile. Dei giorni in terapia intensiva ho nella mente immagini confuse. Mi ricordo, però, le sollecitazioni dei medici. Sinceramente non ho mai pensato che non sarei riuscito a tornare a casa e questo forse mi ha aiutato. Oltre, naturalmente, alla straordinaria professionalità e umanità dei dottori e dell’intero personale, sia dell’ospedale di Pesaro che di Fossombrone, dove mi hanno trasferito per terminare le cure. Devo la mia vita a tutti loro. Sono stati davvero fantastici".

Fossombrone è anche la sua cittadina di nascita, non è vero?

"Proprio così, la mia Fossombrone. E sa una cosa? Da chef devo riconoscere che nel suo ospedale si mangiava anche piuttosto bene".

Ai primi di dicembre, finalmente, il ritorno a casa.

"Sì, ed è inutile dire che l’aria domestica è davvero la miglior medicina del mondo. Ho fatto progressi giorno dopo giorno, grazie alle cure e all’amore dei miei cari".

Sente di aver recuperato al 100%?

"Ho la voce un po’ bassa, qualche lieve colpo di tosse e gambe e braccia debolucce, ma nel complesso non posso lamentarmi e ho pure un appetito da leone. Insomma, mi è andata bene. Purtroppo non tutti ce la fanno. E’ una malattia davvero brutta. Esprimo vicinanza ai familiari delle persone che sono mancate e faccio un grande in bocca al lupo a quelle che stanno lottando contro il virus".

Torniamo al suo lavoro nel ristorante. Quante persone ha avuto nei primi due giorni di riapertura e cos’ha proposto nel menù?

"Ieri (lunedì) a pranzo sono venute 10 persone e oggi 15, a fronte di una capienza ridotta da 50 a 25 posti per garantire il giusto distanziamento. Ho servito, tra l’altro, tagliolini allo ‘sgagg’; ravioli con ricotta, erbe e carne di vitello al tartufo nero; pasticciata; faraona al forno; e purè aromatizzato col formaggio di fossa".

Per la ristorazione questa è certamente una fase molto difficile.

"Lo è sicuramente. E la difficoltà riguarda anche l’approvvigionamento di certi prodotti di qualità. Inoltre, con questo clima di incertezza, è complicato programmare gli acquisti. Adesso, però, non voglio pensare ai problemi; è troppo bello essere di nuovo qui e sorridere, sia pure da dietro la mascherina, ai nostri clienti amici".