De Poli: "Sarò marchigiano anche dopo il voto"

Il presidente dell’Udc candidato nel collegio Marche Nord del Senato: "Io paracadutato? Saprò rappresentare questo territorio"

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"Certo che penserò alle Marche anche dopo le elezioni". Il senatore Antonio De Poli, 62 anni, presidente dell’Udc, è il candidato del centrodestra nel collegio uninominale del Senato Pesaro Urbino-Ancona. Nel gergo elettorale, un paracadutato, cioè un candidato non espresso dal territorio, piazzato in un buon collegio. Ma De Poli ci tiene a garantire che lui sarà marchigiano non solo per il tempo necessario a chiudere la campagna elettorale.

"La rappresentatività – dice – è data dalla capacità di tradurre i problemi del territorio in soluzioni politiche e amministrative portando a casa risorse, progetti e programmazione. Poi io ho fatto il sindaco (a Carmignano di Brenta, Padova, ndr), l’assessore regionale, il parlamentare e in particolare sono stato anche questore del Senato. Voglio dire che conosco i livelli di governo e questo mi rende interlocutore affidabile".

Quindi lei garantisce che, in caso di elezione, resisterà alla tentazione di tornare politicamente veneto?

"La mia candidatura è al servizio del territorio e io, se venissi eletto, avrò la rappresentanza di questo collegio".

Bene, cosa farà per queste province?

"Ora prima di tutto viene la ricostruzione dei territori colpiti dall’alluvione. Poi in cima alle priorità deve esserci il ritardo infrastrutturale che questa regione sconta: strade, porto, interporto, alta velocità, questi sono i temi per i quali dobbiamo lavorare a Roma. Ovviamente in agenda, come altrove, c’è il caro energia: dobbiamo batterci per mettere un tetto al costo del gas e bisogna agire sugli extraprofitti. E serve un piano strategico che ci porti verso l’indipendenza energetica. Nelle Marche ci sono oltre seimila aziende a rischio a causa del costo dell’energia".

Quindi, a proposito di infrastrutture, avrà sentito parlare della Fano-Grosseto.

"Certo, ed è uno dei dossier sul quale è necessario lavorare".

Ha accennato alla tragedia dell’alluvione. Non può non essere un argomento di dibattito elettorale, soprattutto perché i danni e le vittime rappresentano anche il fallimento della politica.

"Innanzitutto è il momento di rispettare il dolore di chi sta soffrendo, quindi pensiamo ai familiari delle vittime e dei dispersi. Abbiamo il dovere di dare risposte alle famiglie colpite e alle aziende. E questa è una battaglia che non ha appartenenza politica. Poi, se vogliamo parlare degli ormai famosi 46 milioni stanziati dopo il disastro del 2014, va detto che il governatore Acquaroli, eletto nell’ottobre 2020, ha fatto partire il progetto delle vasche di espansione del Misa".

Ma non basta. Cosa propone?

"Servono risorse nazionali importanti per famiglie e imprese danneggiate. E poi dobbiamo lavorare sul dissesto idrogeologico con la garanzia che le risorse stanziate vengano davvero spese attraverso progetti di rapida cantierabilità. Il modello deve essere quello del ponte Morandi. Bisogna passare dalla logica dell’emergenza a quella della prevenzione. Per ogni euro speso in prevenzione per il dissesto idrogeologio se ne risparmiano 5 per l’emergenza".